Bisogna fare un passo indietro per risalire il tempo e scoprire le origini del Gruppo Illiria. Più precisamente all’inizio degli anni Settanta con una compagine di imprese operanti nel settore della distribuzione automatica lungo il territorio del Friuli Venezia Giulia. Ognuna di queste realtà possiede al tempo una propria struttura aziendale e obiettivi di business chiaramente delineati, ma ben presto i rispettivi responsabili fiutano e comprendono come possa risultare strategico unire le forze. Sarà però necessario attendere circa una ventina di anni per assistere alla prima reale e concreta forma di aggregazione e partnership. Giunti, dunque, alla metà degli anni Novanta si stringono alleanze fra i diversi attori, aziende di piccola e media dimensione presenti nei territori tra loro limitrofi di Udine, Gorizia, Pordenone, Trieste e nel piccolo comune di Tolmezzo. Nel 2001 la sinergia porta a istituire una holding a cui si dà il nome Illiria, alla quale segue, sei anni più tardi, la definitiva e completa fusione che sfocia nella costituzione ufficiale del Gruppo Illiria Spa. Una realtà che, con il trascorrere degli anni, ha quindi saputo consolidare non soltanto il proprio ruolo sul territorio di origine, ma anche espandersi in altre zone del paese.
I numeri oggi parlano di un fatturato annuale di 50 milioni di euro, la proprietà di 15.500 distributori automatici disposti all’erogazione di diverse bevande e snack, a cui si aggiungono altre 7.500 macchine concepite e distribuite nel canale Ocs (office coffee service). La strategia di crescita del gruppo si fonda oggi su alcuni elementi cardine e progetti in divenire: acquisizione di nuove aziende, ampliamento della presenza a livello geografico, creazione di una società ad hoc per il segmento porzionato, offerta di prodotti funzionali e, non per ultimo, una particolare attenzione alla sostenibilità. Di questi temi Foodservice ha discusso con Mario Toniutti, vicepresidente del gruppo friulano.
Ci spiega come il Gruppo Illiria struttura la sua organizzazione?
Nel corso degli anni ci siamo notevolmente ampliati e attualmente, oltre alla sede centrale di Udine, abbiamo otto filiali, ognuna delle quali responsabile di una specifica porzione di territorio. Quelle di Pordenone, Trieste, Gorizia e Tolmezzo curano il mercato in Friuli Venezia Giulia. In Veneto operiamo attraverso la società Espresso Time, di cui siamo soci, avendo acquisito una quota del 30% del capitale. A Milano, invece, sono operativi gli uffici che seguono l’area della Lombardia, mentre Emilia Romagna e Toscana sono di competenza di Bologna. Roma ci gestisce la zona vending del Lazio, Torino copre il Piemonte.
Leggendo la vostra storia mi sembra di capire che la capitale abbia per voi un sapore speciale…
In effetti è così, siamo molto legati a Roma perché è da questa città che, circa 14 anni fa, abbiamo mosso i primi passi e dato vita alla nostra strategia di espansione al di fuori del territorio del Friuli Venezia Giulia.
Come coordinate la relazione con le varie filiali sparse sul territorio?
Ogni ultimo lunedì del mese convochiamo in sede i responsabili di ognuna di queste rappresentanze e facciamo il punto di come stanno andando le cose. Il martedì successivo è prevista un’altra riunione alla quale, questa volta, partecipano le 10 più importanti cariche del gruppo. Anche in questo caso, l’incontro ci serve per delineare le linee guide e, soprattutto, analizzare andamento e criticità dei vari reparti dove intervenire.
Venendo alla vostra offerta: quali sono i settori merceologici più importanti a livello economico?
Il caffè e le bevande calde rappresentano i prodotti di punta e generano circa il 60% del fatturato. Inoltre, la loro rilevanza è di recente cresciuta ulteriormente con il lancio delle nuove bevande in formato XL che, per intenderci, replicano il classico stile ‘alla Starbucks’. Si tratta di novità interessanti perché possono essere personalizzate con l’aggiunta di sciroppi e topping, cose particolarmente gradite da un target di consumatori più giovani.
Visto che l’ha citato nella precedente risposta, cosa pensa dell’oramai imminente ingresso di Starbucks in Italia?
Ritengo, senza ombra di dubbio, che l’arrivo di questo colosso rappresenti un’opportunità per il settore del vending e non solo. Sbagliato a mio avviso giudicarlo come una minaccia, in quanto apre nuovi mercati e nuove abitudini di consumo anche nel nostro canale.
Tornando alla vostra offerta: all’interno dei distributori automatici proponete anche soluzioni biologiche?
Certamente, anche perché i nuovi stili di vita e tendenze alimentari spingono ad andare in questa direzione. È quindi opportuno offrire al consumatore bevande, sia calde che fredde, e snack che rispondono a queste esigenze. Per questa ragione da alcuni anni proponiamo un’attenta e accurata selezione di prodotti che rispondono alle categorie bio, senza glutine, vegane, senza aggiunta di zuccheri. E non solo: in questo discorso rientrano anche referenze sprovviste di lattosio, grassi idrogenati e qualsiasi tipo di Ogm. Tutte queste proposte sono inserite all’interno delle nostre macchine, specialmente in quelle che sono posizionate negli ospedali e, soprattutto, all’interno delle scuole in maniera da favorire un’educazione degli studenti verso una corretta alimentazione quando si trovano fuori casa.
La questione delle intolleranze alimentari vi ha spinto a collaborare con le associazioni che le combattono, giusto?
In effetti abbiamo deciso di aderire all’Aic (Associazione Italiana Celiachia) in Friuli Venezia Giulia, per la corretta erogazione di prodotti che siano esenti da rischio per i consumatori che sono affetti da questo disturbo. Osserviamo le regole previste nel protocollo dell’associazione che riguardano sia le fasi di approvvigionamento e stoccaggio dei prodotti in magazzino, sia quelle di caricamento dei distributori automatici, nonché la gestione di eventuali anomalie. Aic, in quest’ottica, promuove corsi di formazione professionale per i nostri addetti chiamati a svolgere questo tipo di attività.
In generale, quali sono i plus della vostra offerta e servizio?
Attraverso una struttura ispettiva garantiamo il massimo della qualità sia dei prodotti venduti sia delle macchine che li erogano. Per la precisione, abbiamo creato all’interno della nostra sede di Udine una ‘sala regia’, dove è funzionante un sistema di gestione dei nostri operatori e attraverso la quale garantiamo un servizio in tempo reale di rifornimento e assistenza tecnica. Un monitor ci permette di controllare le operazioni effettuate. Inoltre, con questo progetto assicuriamo il corretto funzionamento dei distributori su tutto il territorio nazionale e immediatamente provvediamo, quando necessario, al loro rifornimento.
Attualmente com’è suddiviso il vostro business tra porzionato e automatico?
Con la seconda tipologia generiamo oramai non più del 7% dell’intero giro di affari. Cialde e capsule sono diventate davvero le tipologie in assoluto più richieste dai consumatori. L’aumento della domanda ha reso il mercato estremamente competitivo e, per far fronte alle richieste, abbiamo deciso di dare luogo a uno ‘spin off’ e creare una new company che opererà esclusivamente in questo settore e si occuperà di coprire tutti i canali di vendita per l’offerta di tutte le bevande porzionate, dal caffè fino al ginseng, tè, tisane etc. Prevediamo di finalizzare il tutto entro il primo semestre dell’anno in corso. Siamo leggermente in ritardo sui tempi inizialmente previsti, ma ci siamo concessi qualche mese supplementare per arrivare all’appuntamento con le carte in regola.
Più precisam ente questa nuova realtà come sarà strutturata?
Opererà attraverso una ventina di negozi automaticiinaugurati in quella fetta di territorio tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. L’obiettivo, entro i prossimi tre anni, è riuscire a diffondersi in maniera capillare anche in altre aree del Nord Italia.
Ci faccia capire bene: si tratta di un’azienda che apparterrà esclusivamente al Gruppo Illiria?
Non esattamente, noi controlleremo una quota di maggioranza del capitale. Il ruolo di Amministratore Delegato di questa nuova azienda è stato affidato a Damiano Polo. Si tratta di un manager cresciuto professionalmente nel settore energetico, giovane e pieno di entusiasmo: la persona giusta per agire in un mercato competitivo come quello delle capsule e delle cialde.
Analizzando il rapporto con i vostri fornitori, ritiene che qualcosa debba essere migliorato?
La relazione, in generale, è ottima, anche se ritengo utile per tutti intervenire su un aspetto, vale a dire quello relativo al packaging che deve per forza essere pensato per un canale particolare come il vending. Quando una confezione non risulta adatta, costituisce un problema non solo di natura tecnica. Alcuni nostri fornitori l’hanno capito e hanno cominciato a progettare pack ad hoc per la distribuzione automatica. Altri, al contrario, non sembrano preoccuparsi della questione, commettendo un errore.
Quest’anno quali sono i vostri progetti più importanti?
Sicuramente ci interessa mettere a segno nuove acquisizioni di realtà che agiscono al di fuori del Friuli Venezia Giulia. Ci stiamo guardando intorno e pensiamo di annunciare qualche novità a breve. Internamente, invece, stiamo mettendo a punto un programma che prevede l’attuazione di un welfare aziendale a favore dei dipendenti e che si tramuterà nella consegna di premi non in denaro, bensì in forma di servizi come, per esempio, i buoni benzina o spesa, ma anche strumenti per migliorare l’istruzione scolastica dei figli.