Massimo Innocenti, CEO e fondatore di Spontini Holding, per lunghi anni impegnato nello storico punto vendita per imparare i segreti del mestiere, oggi guida una società che nel 2017 ha fatturato 23,5 milioni di euro (+11,2% sull’anno precedente), servendo nei suoi 24 locali più di 4 milioni di tranci di pizza.
Qual è il segreto di un successo che ha ormai superato i confini di Milano?
Credo che Spontini abbia saputo interpretare al meglio lo spirito della città, affermandosi come un’espressione genuina di quello che amo definire made in Milano: offriamo un prodotto buono, semplice, conveniente, volutamente uguale a se stesso – anche se recentemente abbiamo introdotto alcune varianti all’insegna di una giusta flessibilità – coniugandolo con un servizio veloce ed efficiente. Puntiamo da sempre su ingredienti di qualità e sforniamo pizze lavorate e cotte al momento in ciascun locale. Non utilizziamo prodotti surgelati, ogni pizzeria prepara quotidianamente il proprio impasto: per questo è importante formare molto bene pastai e pizzaioli. I nostri punti vendita sono riconoscibili anche per l’uniformità dell’immagine e per l’omogeneità degli elementi di design.
Quando è scattata la “molla” dell’espansione?
Agli inizi del nuovo millennio ho capito che era giunto il momento di ampliare un’attività che con un solo punto vendita non era più in grado di soddisfare la richiesta di un target trasversale che continuava a crescere. L’espansione è partita nel 2008 con il locale di viale Papiniano, che ha segnato l’avvio dell’impresa vera e propria, ed è proseguita con le aperture di via Marghera, via Cenisio e piazza Cinque Giornate.
Quali criteri seguite per il posizionamento dei vostri locali?
Oggi si vende in modo molto diverso rispetto al passato. Una volta si puntava a essere i soli nel quartiere, poi gli americani ci hanno insegnato che l’aggregazione fa la forza: significa mettersi insieme e dividersi la torta. Certo è che la scelta della location giusta è essenziale e ci impegna moltissimo: noi non siamo una final destination, ma un luogo di transito, per cui abbiamo bisogno di insediarci in aree di grande passaggio e attrazione, cogliere le tendenze, capire dove la gente si sposterà, prevedere cosa accadrà nel breve e lungo termine. In futuro vedo affermarsi negozi piccoli, smart, sempre più veloci e flessibili. L’apertura nel 2014 del punto vendita di via Santa Radegonda, zona Duomo, ha segnato un passaggio epocale nella storia di Spontini. Sin dall’anno prima avevamo costituito un team di professionisti in grado di supportare questa ulteriore spinta allo sviluppo. Quello aperto a due passi dal Duomo è dunque il primo negozio del nuovo corso, una pietra miliare: un format decisamente di rottura, mai visto a Milano, che abbiamo chiamato “Spontini Point”: l’idea era rendere ancora più veloce e pratico lo spuntino della folla di turisti, studenti, businessman, famiglie di passaggio tra Galleria Vittorio Emanuele e piazza Duomo, facendogli pagare in anticipo e consumare in piedi il trancio di pizza. Siamo partiti tra le perplessità di molti, dopo sei mesi di duro lavoro, puntando su un look nero a dispetto del tradizionale rosso di Spontini: oggi serviamo 600.000 persone, cui si aggiungono le 400.000 dello Spontini Point di via Mazzini (qui dominano nero e oro). Sono convinto che questo format sia perfetto in chiave di sviluppo perché può stare ovunque. L’espansione non si è fermata neppure l’anno scorso, con 5 nuove aperture tra centri storici, centri commerciali e la Stazione Centrale di Milano, che ha inaugurato il canale travel.
Quali sono le linee-guida per l’approvvigionamento delle materie prime?
Ci avvaliamo di alcuni fornitori storici, che ci hanno seguito in tutti questi anni e preferiamo conoscere da vicino, avere rapporti diretti con le aziende di cui ci avvaliamo. Allo stesso tempo, siamo sempre alla ricerca di nuovi stimoli e opportunità anche su questo fronte. Va aggiunto che dal 2015 tutti gli ingredienti utilizzati nelle pizzerie sono presentati con un pack dedicato e brandizzato Spontini: una scelta per tutelare lo sviluppo internazionale del marchio rafforzando il controllo degli ingredienti e della qualità del prodotto.
Che ruolo gioca il franchising per Spontini?
È uno strumento molto interessante e utilizzato anche nel nostro settore. Contiamo tuttavia di sfruttarlo esclusivamente, attraverso partnership con società specializzate come il Gruppo Alshaya in Medio Oriente, per i mercati internazionali.
Quali sono i piani di sviluppo nel nostro paese?
Puntiamo a rafforzare tutti i canali in cui già operiamo: a febbraio abbiamo debuttato negli aeroporti, aprendo una pizzeria a Malpensa, Terminal 1 Area Extra Schengen Satellite B: per noi sarà una vetrina sul mondo utile per farci conoscere e studiare gusti e comportamenti dei consumatori di altri mercati e altre culture. La partnership con Grandistazioni e MyChef ci permetterà di svilupparci in altre aree di transito altamente visibili e battute. Un’altra apertura imminente, prevista entro la primavera, è quella di Venezia in Strada Nova, zona Cannaregio: un’operazione a cui teniamo moltissimo per il prestigio della città e per il flusso di turisti che la caratterizza.
Mai pensato alla quotazione in Borsa?
Effettivamente no, sono ancora lontano da questa ipotesi, così come dal ricorrere alle private equity. Anche perché il sistema bancario ci ha sempre supportato permettendoci di implementare uno sviluppo sostenibile.
E ad aprire una pizzeria Spontini a Napoli?
No, sebbene all’aeroporto o nella nuova stazione dell’alta velocità uno spazio potremmo trovarlo.
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