Un nuovo approccio
Varietà del menu, qualità del cibo, livello di servizio, rapporto qualità/prezzo, posizionamento del locale. Sino ad oggi, i fattori critici che potevano determinare il successo o il fallimento di una catena di ristorazione erano abbastanza noti, addirittura scontati. Ben presto però, potremmo aggiungere a tale “calderone” anche l’analisi dei dati, i cosiddetti Big Data.
Infatti, sebbene molto più lentamente rispetto ad altri settori (IT, ovviamente ma anche assicurazioni, media e ultimamente l’agricoltura) anche i format della ristorazione, stanno iniziando a considerare l’analisi dei dati quale fattore per mantenersi competitivi e differenziarsi dalla concorrenza.
In un settore già di per sé ultra-competitivo, tale scelta, come vedremo in seguito, per alcuni format si è già rivelata vincente, apportando un valore aggiunto in tutti i reparti, specie in quelle compagnie strutturate in modo fortemente gerarchico.
Grandi dati per grandi risultati
Il concetto di Big Data racchiude appunto delle grandi mole di dati, strutturati e non strutturati, così come l’insieme di tecnologie e metodologie per l’analisi, il controllo, l’estrapolazione, e la comparazione dei suddetti dati, il tutto finalizzato allo sviluppo di modelli statistici e decisionali.
Nel campo della ristorazione, quindi, i dati strutturati che provengono dai gestionali dei punti vendita, dai magazzini, dai fornitori e dall’amministrazione, possono essere combinati con quelli non strutturati, come quelli provenienti dai social networks, dalle tessere fedeltà e anche dalle telecamere situate nei punti vendita (nel rispetto della privacy si intende).
Possiamo immaginare che impatto avrebbe sulla gestione il poter avere a disposizione un sistema in grado di raccogliere, classificare e analizzare i suddetti dati da n punti vendita dislocati sul territorio, ed elaborare statistiche attraverso infinite variabili?
Incremento del fatturato, ottimizzazione delle scorte, miglioramento dei processi logistici, miglior gestione del personale e del marketing sono solo alcune delle migliorie che un approccio ai Big Bata potrebbe portare nel campo della ristorazione.
Il caso Domino’s
La super catena di pizzerie USA è l’esempio più lampante di come un prodotto non riconosciuto per essere il migliore qualitativamente, possa rivelarsi vincente, con un management di alto livello, un marketing aggressivo e un massiccio ricorso alla tecnologia.
La piattaforma Domino’s AnyWare, ad esempio, che permette di ordinare con un semplice click via Twitter, Facebook, SMS, Smart-TV e altri mezzi ha portato al colosso americano un duplice vantaggio: uno evidente, l’ovvio incremento delle vendite ed uno nascosto, cioè l’avere accesso a milioni e milioni di dati non strutturati su larga scala. Le sopra menzionate informazioni sono parte delle 85.000 fonti di dati che giornalmente vengono registrati sulla piattaforma Talend Big Data, che fino ad ora ha processato oltre 17 terabytes, 17.000 gigabytes, contribuendo attivamente al successo della catena di pizzeria più famosa al mondo.
Insomma, anche per i format della ristorazione il futuro è nei Big Data.