94 miliardi di dollari di capitalizzazione contro 2,9 miliardi di valore. 3.600 punti vendita in 150 città contro 2.300 in 22 centri urbani. 24,7 miliardi di dollari fatturato contro 125 milioni. Un brand universalmente riconosciuto e diffuso in tutto il mondo contro una scaleup al momento nota solo al popolo cinese (che equivale comunque al 17% della popolazione mondiale).
Letta attraverso la fredda logica dei numeri e del branding, quella tra Starbucks e il suo competitor cinese Luckin Coffee sarebbe una sfida senza storia, la classica lotta tra Davide e Golia, un Don Chisciotte orientale che si batte contro i solidi mulini a vento americani.
Probabilmente sarà così ancora per molto tempo, ma la stampa americana già parla di “mal di testa” in terra cinese per il colosso fondato da Howard Schultz.
D’altronde, vista la crescita impressionante avuta dallo “Starbucks cinese”, forse i timori non sono del tutto infondati.
Luckin Coffee: i segreti del successo
Fondata nel 2017, Luckin Coffee è cresciuta a ritmi vertiginosi, raggiungendo in meno di due anni un valore di 2,9 miliardi di dollari, grazie soprattutto ai 3 round di investimento conclusi: un round A da 200 milioni usd chiuso a luglio 2018, un round B da 200 lo scorso dicembre e un round B “plus” da 150 milioni di dollari chiuso ad aprile 2019, quest’ultimo interamente coperto dal colosso del private equity BlackRock, che detiene, tra le altre cose, anche il 7% d Starbucks.
A tale successo hanno indubbiamente contribuito anche il business model e il digital marketing molto aggressivo (e altrettanto dispendioso, la società è infatti in perdita).
Luckin coffee dispone di tre differenti tipi di stores: caffetterie tradizionali, caffetterie solo per il take away e centri per il solo delivery. Tutte le tipologie di store sono cashless: si ordina e si paga con l’app, che da’ diritto inoltre a un caffè gratis a chiunque la scarichi e la raccomandi così come a chiunque ordini più di due caffè. Tale strategia di marketing, seppur molto dispendiosa, si sta rivelando assolutamente vincente in termini di fidelizzazione del cliente, in un mercato che, secondo gli analisti della compagnia, dovrebbe triplicare entro il 2023, quando il popolo cinese consumerà annualmente 15,5 miliardi di tazze di caffè.
La scaleup cinese prepara ora lo sbarco a Wall Street. È di alcuni giorni fa infatti la notizia di una richiesta di IPO inoltrata alla SEC. I numeri di tale IPO sono tuttora discordanti: 100, 300 o 800 milioni di dollari. La fonte più autorevole, Bloomberg, parla di 300 milioni.
Con tale capitalizzazione, che permetterebbe di sfiorare i 5 miliardi di dollari di valutazione, Luckin Coffee punta a raggiungere le 4.000 aperture in Cina entro fino anno e diventare così il primo format di caffetterie nella seconda economia del mondo.
Sorpassando Starbucks.
Antonio Iannone