“Food and Hospitality: you are where you eat”. È questo il titolo della sessione del NEXT DESIGN PERSPECTIVES 2019 che ha visto protagonisti accanto a Tom Dixon e Ilse Crawford, Davide Oldani e Piero Lissoni i cui interventi, in qualche modo speculari, hanno fatto emergere un’interessante riflessione sul binomio cucina/design. Negli spazi del Gucci Hub di Milano che hanno ospitato la seconda edizione della conferenza di Altagamma, gli speech di Oldani e Lissoni – che hanno lavorato insieme al restyling del D’O di Cornaredo – hanno illuminato da punti di vista diversi uno stesso tema: la nascita del progetto. “Io non ho mai disegnato un ristorante da solo” ha dichiarato Lissoni. “Io non so come si disegna un ristorante […] Per ognuno dei mie progetti ho un interlocutore, un cuoco che mi dice come devo lavorare attorno al suo mondo fatto di cibo, profumi, di atmosfera”. A proposito del restyling del D’O, Lissoni ha commentato: “ho semplicemente dato forma al colore, io di tutto quello che è successo lì dentro non so assolutamente niente perché il cuoco (Oldani, nda) ha scelto la matrice di cosa sarebbe dovuto essere il ristorante; io ho cercato di seguire il suo livello di complessità e i suoi modelli mentali, ma non sono intervenuto in nessun modo, ho semplicemente seguito questa specie di menu già disegnato”.
CUOCO DESIGNER?
Oggi, il cuoco si fa dunque designer? No, risponde Oldani, non si fa designer ma, pone il problema e traccia le linee di base: “io disegno perché ho bisogno di quella determinata cosa per svolgere in maniera completa e precisa il mio lavoro”, ha commentato. Sono nati così il Table d’Hot (Riva 1920), la posata Passepartout (Knindustrie) o la mandolina per il tartufo Xfetta (Ambrogio Sanelli). Lo stesso vale per le sedute del D’O: “la psicologia ci dice che a tavola si sta seduti, ma mangiando in piedi avremmo molti meno problemi di digestione”. Sono nate così le sedie Accomod’o. “Mi sono consultato prima con dei medici poi ho agito sulla parte di design, in collaborazione con Maurizio Riva. Ho rischiato con le mie idee e ho inserito il fattore digestione nel progetto”. “Noi abbiamo opportunità come queste di fare cultura del cibo e dell’alimentazione – conclude Oldani – un modo per assicurare all’ospite il massimo del benessere”. Un’idea contemporanea di ospitalità.