Takeaway.com ce la fa, sposerà Just Eat

La società olandese convince gli azionisti di quella inglese e Prosus si ritira. Nasce il maggior gruppo europeo del delivery presente in forze anche in Italia. Per Amazon, invece, strada più in salita per entrare in Deliveroo

Hanno scelto in massa di non essere liquidati dal gigante della tecnologia sudafricano Prosus. Al contrario, gli azionisti di Just Eat hanno preferito continuare la loro avventura di Borsa unendo le forze con quelli della olandese Takeaway.com, che ha vinto così la lunga battaglia per il controllo del gruppo inglese delle consegne di piatti della ristorazione a domicilio, ben conosciuto anche in Italia dov’è tra i big del settore. E’ stato questo in soldoni l’epilogo di questa guerra tra pretendenti: le ripetute e crescenti offerte in contanti di Prosus, che puntava a un classico “take over” sulla preda, sono state snobbate a vantaggio di una fusione “carta contro carta” che permetterà agli azionisti di Just Eat di continuare a scommettere sul delivery online attraverso la società che nascerà dal matrimonio tra le due. Sarà un gigante molto ben presente e consolidato in Europa, grazie alla grande complementarietà tra le due società, e con posizioni di leadership in mercati importanti quali Inghilterra e Germania oltre che in Paesi dal potenziale interessante come l’Italia, la Francia e la Polonia. Fuori dal Vecchio Continente la nuova società spazierà dal Canada all’Australia e Nuova Zelanda grazie alla dote Just Eat, oltre a Israele dove Takeaway ha una posizione di leadership. In totale la società coprirà 23 mercati.

UNA BATTAGLIA A COLPI DI RILANCI

Non è stato semplice per la società olandese Takeaway.com arrivare alla vittoria, strappata con un’offerta che valorizza Just Eat l’equivalente di 7,2 miliardi di euro (6,2 miliardi di sterline inglesi). Prosus, un big mondiale del delivery online, ha rilanciato infatti per ben due volte sulla sua offerta iniziale di 710 pence inglesi per ogni azione Just Eat, portandola prima a 740 pence e poi a 800 pence lo scorso dicembre, nel tentativo estremo di forzare la resistenza del consiglio d’amministrazione di Just Eat, da sempre orientato verso l’offerta di Takeaway. Che, con un rialzo a 916 pence implicite nell’offerta di scambio ha chiuso il match dissolvendo gli ultimi dubbi degli azionisti, i quali hanno aderito per oltre l’80%. A quel punto Prosus si è ufficialmente ritirata lasciando il campo libero. La nuova compagine sociale, quando la fusione sarà perfezionata, vedrà così gli ex azionisti Just Eat al 57,5% della nuova società, che sarà però guidata dall’attuale ceo di Takeaway Jitse Groen, mentre Mike Evans di Just Eat sarà il presidente del consiglio di sorveglianza, dato che sarà mantenuto l’attuale sistema duale di governance in uso alla società olandese. Just Eat è proprietaria del 33% di iFood, piattaforma di delivery leader nel sudamerica di cui Prosus è il maggiore azionista ed è probabile che questa partecipazione sia venduta proprio alla società perdente.

RENDERE IL DELIVERY REDDITIZIO

Da dove ripartono Just Eat e Takeaway? Non basterà alle due società aver creato un player di caratura mondiale con un fatturato pro forma 2018 di 1,21 miliardi di euro, ma con 43 milioni di euro di perdite nette. La sfida sarà quella di portare la società all’utile e per fare questo si dovranno sfruttare tutte le sinergie oltre che continuare a alimentare la crescita del mercato. Il prossimo ceo Groen ha dichiarato di poter mettere in campo 20 milioni di euro di sinergie unificando le piattaforme di prenotazione e ottimizzando l’uso dei marchi commerciali. Ma bisognerà anche resistere alla concorrenza sempre più agguerrita e trovare una soluzione alla scarsa reddititivà o nulla redditività del delivery di cibo, dovuta agli ingenti investimenti che richiede. Ciò che funziona, infatti, è l’online ordering, dove sono forti le due società che stanno per fondersi e che non prevede la consegna, che resta a carico del ristorante. Questo modello è stato però messo in crisi dai nuovi entranti – come ad esempio Deliveroo e Uber Eats – che si occupano in prima battuta delle consegne e che hanno costretto anche Just Eat e Takeaway a investire sulle reti di rider per recuperare appetibilità sui ristoratori. Dove porterà questa concorrenza è presto per dirlo, ma sembra chiaro che si sia aperta una stagione di concentrazioni: la stessa Prosus ha dichiarato che continuerà a guardarsi intorno per cercare altre opportunità.

L’ANTITRUST PIU’ DUBBIOSO SU AMAZON E DELIVEROO

Per una operazione che va in porto ce n’è un’altra, invece, che si fa sempre meno semplice da definire: si tratta dell’investimento di Amazon nell’inglese Deliveroo, anch’essa presente in Italia dove vuol raggiungere la copertura di 240 città entri i primi sei mesi del 2020. L’Antitrust inglese – la Competition and Markets Authority (Cma) – dopo aver investigato nell’operazione ha dichiarato che potrebbe aprire una seconda fase di approfondimento sull’operazione di finanziamento in cordata guidato dal colosso dell’ecommerce americano che dovrebbe portare 575 milioni di dollari di liquidità fresca nelle casse della società di delivery. Secondo la Cma l’operazione, per come è congegnata, è potenzialmente dannosa per i consumatori, ristoratori e negozianti ora serviti dalle due società in procinto di unire le forze. Non è escluso, quindi, che possa saltare se Amazon e Deliveroo non riterranno di seguire le prescrizioni del regolatore inglese.

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