Una gavetta che lo ha visto lavorare prima in cucina, poi in sala e, per finire, dietro il bancone. È probabilmente per questo motivo che Flavio Angiolillo, 35 anni, papà italiano, mamma francese, nato a Roma ma cresciuto fino a vent’anni Oltralpe, è diventato un imprenditore di successo.
Al timone, insieme ad altri soci, di cinque famosi locali milanesi: Mag Cafè, 1930 Cocktail Bar – entrato quest’anno nella prestigiosa classifica dei World’s 50 Best Bars – Backdoor43, Barba e Iter. Un’ascesa nel panorama del fuori casa meneghino che non ha eguali, frutto della caparbietà, dell’inventiva e della costanza del giovane imprenditore franco-italiano.
UN SUCCESSO PER TAPPE
“Il mondo del bar e della ristorazione mi ha sempre attratto e la mia prima esperienza è stata a 16 anni, in cucina, in un ristorante del Sud-Ovest della Francia, nel Périgord – spiega Angiolillo a Foodservice –. Ma il lavoro che facevo non mi soddisfaceva: in cucina non hai contatto con i clienti e i piatti che crei sono comunicati da altri e non se mai sicuro che il ‘messaggio’ che vuoi dare con la tua preparazione sia arrivato a destinazione nel modo corretto”.
Successivamente, Angiolillo lavora all’estero, ai Caraibi, poi torna in Francia e svolge importanti esperienze nelle sale di alcuni ristoranti, in primis quelli degli chef pluri stellati Alain Ducasse e Gordon Ramsay. A 22 anni approda poi in Italia, dove “chi non parla italiano è penalizzato. Nonostante avessi già a quell’età un curriculum invidiabile, ho lavorato per qualche anno in alcuni locali, tra cui due nomi storici come il Fashion Cafè e il Cafè Trussardi, facendo prevalentemente il lavabicchieri”.
Il primo grande salto Flavio Angiolillo lo effettua investendo i soldi che aveva guadagnato duramente: apre Nero Fondente. “Era un locale, situato sull’Alzaia Naviglio Pavese, che affrontava tutti i momenti di consumo quotidiani: colazione al mattino, pranzo, tea break del pomeriggio, aperitivo e dopo cena – sottolinea l’imprenditore –. Dal mio punto di vista era un bel locale, con un’offerta di qualità, ma il flusso di clienti era basso. Probabilmente avevo sbagliato il tipo di format e la comunicazione. Chiusa in anticipo questa esperienza, ho iniziato a guardarmi attorno, girando per le strade di Milano e osservando quali locali funzionavano. Mi sono reso conto che i format vincenti puntavano su un tipo di offerta legata a un prodotto preciso: la pizza, i cocktail, il sushi, il gelato… Si trattava di specializzarsi”.
MAG CAFÈ
Arriva, quindi, la prima fatidica data: 13 ottobre 2011, l’apertura del Mag Cafè, in Ripa di Porta Ticinese 43. “Insieme a Marco Russo (oggi uno dei soci di Angiolillo, ndr), che era un mio dipendente al Nero Fondente, bravissimo nella mixability, investiamo tutti i nostri risparmi in un locale, il Mag Cafè appunto, che punta su due momenti precisi: colazione e cocktail, accompagnati da pochi stuzzichini, con l’abolizione del buffet – racconta Angiolillo –. È subito un successo. La gente ha capito e apprezzato la nostra offerta. In particolare, l’ambiente in stile bohémien, la musica, l’illuminazione originale, la qualità dei cocktail, con prezzi adeguati, sono stati e sono tuttora i fattori vincenti del locale, che è sempre superaffollato”.
1930 COCKTAIL BAR
Poi, ecco la seconda tappa fondamentale. “Alcuni clienti storici del Mag Cafè si lamentavano per il troppo affollamento del locale e desideravano un ambiente più tranquillo e rilassante, dove poter gustare i cocktail in santa pace – spiega Angiolillo –. Decidiamo, quindi, esattamente un anno e quattro mesi dopo l’apertura del Mag Cafè, il 13 febbraio 2013, di lanciarci in una nuova avventura e apriamo il 1930 Cocktail Bar, vicino a piazza 5 Giornate, uno speakeasy con indirizzo segreto: i clienti, infatti, vengono a conoscenza dell’esatta location del locale solo grazie al personale del Mag Cafè”.
Il 1930 diventa immediatamente una case history nel panorama dei locali di Milano, con una proposta di mixology d’eccellenza, che quest’anno ha ricevuto un prestigioso riconoscimento: il 1930, infatti, è entrato nella prestigiosa classifica World’s 50 Best Bars, piazzandosi al 44esimo posto. “Un grande riconoscimento per il nostro impegno e la nostra passione” sottolinea con orgoglio Angiolillo. Passano circa due anni ed ecco che nel 2015 Angiolillo e i suoi soci aprono il Backdoor43, il cocktail bar più piccolo del mondo, un ‘gioiellino’ con all’interno un solo tavolo, quattro sedute, un piccolo banco bar e uno sportello dove servire i cocktail ai clienti presenti all’esterno, in versione take-away.
BARBA
Passa un altro anno e mezzo ed ecco che nel 2017 Angiolillo&C rilevano la gestione del Barba, in via San Gregorio, zona Centrale-Repubblica. “In questo caso parliamo di un format che, accanto alla nostra classica offerta di cocktail, propone una cucina con piatti preparati sottovuoto – dichiara Angiolillo –. Questo è forse il locale più tradizionale dei cinque, poiché l’attività quotidiana comprende tutti i momenti caldi di consumo”.
ITER
E siamo giunti all’ultima tappa, almeno al momento, ovvero Iter, locale aperto alla fine del 2017. “Nel 2016 avevamo lanciato l’attività di produzione con la creazione della società Farmily Spirits che ci ha permesso di ottenere subito dei buoni guadagni – spiega l’imprenditore –, che abbiamo immediatamente investito nel locale Iter, che ha la peculiarità di essere legato al mondo dei viaggi: infatti, il menù varia periodicamente ed è relativo alla tradizione e alla cultura food&beverage dei diversi Paesi, europei e non. Per creare perfettamente le atmosfere e i piatti di ogni singolo Paese, un team composto da barman, chef e fotografo, parte e raggiunge il Paese in questione per scoprire nel dettaglio la tradizione gastronomica locale, assaggiando e bevendo i prodotti più caratteristici e filmando i luoghi più famosi”.
Ad oggi Iter ha visto protagoniste le tradizioni gastronomiche di Italia, Olanda, Panama, Francia ed Estonia, mentre sono già in calendario Marocco, Lituania e Stati Uniti.
I PROGETTI FUTURI DI FLAVIO ANGIOLILLO
Lo sviluppo dell’attività di Flavio Angiolillo come imprenditore del fuori casa si trova ora di fronte a un bivio, con particolare riferimento a Backdoor43 e Iter: “I nostri locali sono generalmente piccoli, per cui anche il fatturato ne risente (considerando i cinque locali sono circa 2 milioni di euro, ndr). Per questo abbiamo intenzione di sviluppare l’attività replicando Backdoor43 e Iter perché sono format che si adattano a un’economia di scala. Abbiamo deciso di aprire le porte ai fondi d’investimento, che sono sempre più interessati al mondo della ristorazione. È fondamentale sviluppare bene il brand anche al di fuori dei confini italiani: la forza di un marchio, infatti, è legata al numero di Paesi che riesce a presidiare con successo. Il gruppo che ha come format Temakinho lo dimostra. In funzione di questa evoluzione futura stiamo pensando alla creazione di una holding”.
LA CENTRALITÀ DELLA PRODUZIONE DI ALCOLICI
Secondo Angiolillo, comunque, l’attività che è destinata a crescere maggiormente è quella legata alla produzione di alcolici: “La concorrenza nel mondo dei locali è molto forte e ci sarà qualcuno che magari avrà un’idea migliore della tua. Per questo punteremo molto in futuro sullo sviluppo della società Farmily Spirits. Uno degli obiettivi è creare un nostro centro di produzione”.
Chiudiamo l’intervista chiedendo a Flavio Angiolillo quali sono i cocktail che preferisce preparare e degustare: “Il Manhattan è sicuramente quello che vorrei preparare sempre, perché lo puoi variare, più morbido o più secco, in base alle preferenze dei clienti. Per quanto riguarda il drink che preferisco bere, è certamente il Giappone, che abbiamo creato al Mag Cafè, a base di gin dry, gin con infusione di shiso, ginger beer, lime spremuto, sciroppo di salvia, 3 gocce di assenzio e una goccia di cardamomo”.