Strana la vita, vero? Fino a pochi mesi fa avevamo diffidenza – a volte, un vero e proprio timore – verso aziende e brand troppo “ficcanaso”, che avevano il desiderio di entrare in casa nostra in forma di delivery, o di assistenti virtuali sempre attivi sul tavolo del salotto.
Adesso e nell’immediato futuro la situazione si è fatta molto diversa, da osservare con attenzione da parte dei manager della ristorazione. Anche perché, vedendo le soluzioni di cui si sta discutendo in altri settori ad alta intensità di traffico e persone come quello dell’aviazione e del turismo, dubito riusciremo a trovare un’alternativa valida all’attuale configurazione degli spazi fisici della ristorazione.
“Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”: L’ho chiamata home made food experience, ne parlerò in profondità e con esempi nei prossimi numeri cartacei di Food Experience. Per ora, anticipo solo che a mio avviso il nuovo palcoscenico dove testare le soluzioni di chef e insegne sarà… la casa, da soli o a piccoli gruppi.
In sostanza, ormai tantissime insegne stanno comprendendo la necessità di riconnettersi con i clienti, facendo il primo passo attraverso il food delivery – in proprio o via terze parti.
LA HOME MADE FOOD EXPERIENCE DI MISCUSI
Una delle realtà che fin dalla nascita si è contraddistinta per velocità di pensiero e azione in funzione delle opportunità o delle minacce del mercato, è senza dubbio miscusi. Un’azienda che ha trasformato la pasta della nonna in un brand e in un’impresa di successo, che come tutti ha sofferto le prime settimane di Covid-19 a causa della chiusura degli store fisici. O meglio, ha ragionato sul futuro imminente, trovando una soluzione nella Bottega Online. Ho provato questo nuovo servizio e ti spiego di cosa si tratta. In particolare, ho pensato di dividere in racconto in tre parti distinte:
- l’esperienza digitale offerta al cliente nel momento di acquisto
- il servizio di interazione prima del trasporto, e di delivery
- il look & feel e la qualità del prodotto, sia appena arrivato che… in pentola
Ah, qualcosa di molto importante prima di continuare: questo non è un articolo sponsorizzato. ? dunque, fieramente #NoAdv.
L’ESPERIENZA DIGITALE
Parto dal nome: Bottega Online. Azzeccato, perché rimanda sia allo storytelling caro all’azienda del buon cibo fatto in casa, sia al paradigma digitale – che nominato “online” fa meno paura. In altre parole, da vera miscusi family, è come se la bottega si fosse semplicemente messa in rete: nulla di critico, life goes on senza grandi rivoluzioni né comunicazioni di crisi ai clienti.
Il secondo elemento su cui desidero soffermarmi è quello dell’esperienza digitale offerta dalla Bottega Online di miscusi: in una parola, ottima. Gli esperti la chiamerebbero seamless, ovvero senza pensieri né grattacapi, alla portata di tutti. Coerentemente con il target di cui i due fondatori Alberto Cartasegna e Filippo Mottolese parlavano già alcuni anni fa, intervistati proprio su Food Service:
La nostra clientela è davvero molto trasversale, spaziando dal liceale al dirigente over 50 durante la settimana a pranzo, alle coppie e alle famiglie che prediligono il weekend.
Uno dei paradigmi cari al marketing (ma nato in architettura) è quello del less is more. Ovvero, della necessità di non dare troppa scelta al cliente, per non bloccarlo nella miriade di soluzioni a disposizione. La Bottega Online di miscusi lo cala a terra piuttosto bene, con un’offerta ampia ma non troppo tra pasta fresca, sughi, golosità, dispensa, gastronomia, aggiungendo alcune combo di prodotto come il cesto della felicità (nomen omen, a giudicare dalla composizione).
Una volta inseriti i prodotti nel carrello, basta indicare l’indirizzo e scegliere l’opzione di pagamento – personalmente, ho apprezzato Satispay che non costringe a prendere il portafogli e permette di iniziare e chiudere l’acquisto da smartphone, senza digitare nessuna cifra. I tempi garantiti? Qualche giorno lavorativo.
IL MARKETING DI SERVIZIO
Una volta acquistato i prodotti (a proposito, i prezzi rimangono competitivi come al ristorante: 10 euro o poco più a persona per un buon pasto), passa poco tempo per il primo recall di miscusi contenente la pianificazione dell’ordine.
Sembra una banalità, ma si tratta di un elemento molto importante per la soddisfazione del cliente, soprattutto nel dopo Covid-19. Il motivo è semplice: volenti o nolenti, questi 2 mesi intensi ci hanno abituato all’acquisto digitale, in primis su Amazon o sulle piattaforme di food delivery. E queste non scherzano, indicandoci in modo puntuale e spaccato al minuto quanto i prodotti arriveranno sotto casa. Spostandoci a realtà più piccole ma altrettanto interessanti, Winelivery promette il vino entra 30 minuti dall’acquisto, direttamente sotto casa e fresco.
I clienti (tutti!) sono ormai ben abituati a questa velocità e al tracciamento puntuale dell’ordine: non fornire certezze e lasciarli al buio piuttosto che garantire la consegna in una fascia di tempo troppo ampia (penso a qualche ecommerce che promette la consegna “dalle 10 alle 22” ?) non ha alcun valore. Anzi infastidisce, perché in casa siamo alle prese con continue chat, conferenze video, webinar, che ci scandiscono le giornate di mezz’ora in mezz’ora. Non siamo in grado di essere alle dipendenze del tempo di consegna, il quale diventa un altro elemento da inserire in agenda con precisione.
IL PRODOTTO
Passo infine – ma non per ordine di importanza – al pacco recapitato. Sulla borsa, si può certamente fare meglio. Una borsa standard di carta, con annotato a pennarello (human touch, come piaceva alla nonna ?) il nome del cliente e la frase “distanti, ma vicini” che personalmente trovo ormai cliché. Ma sono gusti personali, ed è un must per la condivisione sui social network.
Bellissimo invece il packaging di prodotto in pieno stile miscusi, davvero… appetitoso! Rimandano perfettamente all’immaginario dei prodotti da bottega. Forma e sostanza, si capisce chiaramente:
- cosa si sta per mangiare
- quali sono gli ingredienti
- quale è il tempo di cottura (un vero incubo da cercare in alcuni pack di pasta)
Vengono fornite anche delle card che spiegano come cucinare al meglio i diversi sughi.
Non mi resta che assaggiare: buonissimo. La qualità è alta anche in relazione all’ottimo rapporto con il costo: un punto non banale, se di mezzo c’è il food delivery.
La promessa dell’azienda è mantenuta: comfort food che ristora l’anima e il corpo. E di questi tempi, rimanere sinceri e genuini è fondamentale per i brand.
TIRIAMO LE SOMME
E allora, cosa insegna questa prima analisi di home made food experience?
miscusi si conferma una realtà capace di integrare alla perfezione qualità di prodotto, conoscenza del mercato, comprensione del contesto (sempre più digitale) ed efficacia della comunicazione. Che è riuscita in poche settimane a trasformare una grave crisi in un’occasione di food passion e food love – non solo a parole, ma anche come risultati di business.
Chapeau.
Alla prossima Food Experience!
Alberto Maestri