Mancano all’appello una settantina di milioni di euro – almeno – nella prima riga del conto economico che il gruppo Marr ha presentato a consuntivo del primo trimestre del 2020. All’incirca è questo, infatti, il calo di fatturato che la società ha subito a causa della pandemia di Covid che ha gelato tutto il sistema economico italiano e di mezzo globo, com’è noto. Le vendite consolidate del periodo gennaio marzo si è attestato a 259,7 milioni di euro, in calo del 21% rispetto ai 329 milioni dello stesso periodo del 2019. Peraltro i primi due mesi di quest’anno erano partiti positivamente: fino al 23 febbraio, ha spiegato la società, il fatturato era stato in crescita del 4,1%, mentre da quella data in poi (che rappresenta l’istituzione delle zone rosse in Lombardia e Veneto) lo scenario è completamente mutato con il progresso blocco delle attività di ristorazione e hotellerie in tutta Italia a colpi di Decreti del presidente del consiglio Giuseppe Conte (Dpcm). All’interno delle voci di ricavo solo le vendite ai grossisti hanno tenuto sostanzialmente, scendendo da 56 milioni di euro del 2019 ai 50,3 milioni di questa prima parte dell’anno.
QUASI AZZERATO L’EBITDA
Anche la marginalità di Marr ne ha risentito, ovviamente. Il margine operativo lordo (ebitda) trimestrale è sceso a 3,6 milioni di euro dai 17,3 milioni del 2019 e il risultato operativo (ebit) è andato in rosso per 4,2 milioni. Era positivo per 10,7 milioni lo scorso anno. La perdita netta del periodo è stata pari a quattro milioni. Lo sforzo del gruppo riminese è stato quello di contenere i costi in questa fase di crollo dell’attività tipica, e grazie agli ammortizzatori sociali messi in campo dal governo le spese per il personale sono diminuite del 45% nel mese di marzo, consentendo di ridurre i danni. Anche la gestione del magazzino ne ha risentito: la maggiore difficoltà a rientrare dei crediti commerciali rispetto al pagamento dei debiti verso i fornitori ha portato il capitale circolante netto commerciale a 288,9 milioni di euro dai 252,8 milioni del 2019. Sono saliti di una cinquantina di milioni di euro anche i debiti finanziari netti, ora pari a 275 milioni.
IL FOOD DELIVERY AIUTA A RIPARTIRE
In questo quadro decisamente grigio la società del gruppo Cremonini (Inalca e Chef Express oltre a Marr) ha cercato di evidenziare anche i piccoli segnali di speranza per un settore che sarà costretto a reinventarsi – o quantomeno adattarsi – per sopravvivere in questa fase di circolazione del virus. E la svolta potrebbe essere rappresentata dall’online food delivery grazie al quale, secondo la società, già nel mese di aprile si sarebbe vista qualche nota positiva. “Il mercato dagli inizi del mese di maggio, anche a seguito delle aperture autorizzate delle attività di take away, ha manifestato segnali di ripresa dei consumi con conseguenti effetti positivi sulle vendite che hanno registrato un incremento rispetto le settimane precedenti” ha aggiunto Marr.
RIPRESA VERA PREVISTA NEL 2021
Quando si potrà tornare a una situazione più fisiologica nel settore dell’horeca? Vista con gli occhi di chi lo rifornisce, già nel terzo trimestre dell’anno “le aspettative indicano una ripresa dei consumi con l’opportunità di riavvicinare i risultati di periodo a quelli caratteristici degli anni precedenti” dice la società scontando una buona dose di ottimismo. Ma il riallineamento completo ai trend ante Covid dovrebbe arrivare nella seconda metà del 2021. “In questo periodo – dice Marr – riteniamo che il mercato subirà significative variazioni a beneficio del rafforzamento delle realtà più strutturate favorendo anche il naturale consolidamento attraverso aggregazioni.“ Consolidamento al quale la società vorrà partecipare attivamente. Nel frattempo la società sta studiando come reagire al meglio alle mutate esigenze di mercato, cercando di trarre vantaggio “dalle nuove forme di servizio che si sono rafforzate (take away, food delivery), che si sono formate (food pack) oppure che sono in procinto di svilupparsi con la stagione estiva (ad esempio la nuova linea “Grab&Go Fresh Menu”)” si legge in una nota dove si sottolinea che “Le nuove opportunità riguardano anche il rafforzamento di alcune linee di prodotto (es. packaging, disinfettanti, food ready to eat) e l’adeguamento alle mutate esigenze dell’approccio commerciale (es. digital)”.