La qualità dell’aria nella Fase 2

Garantire un corretto ricambio d’aria all’interno di bar e ristoranti è un aspetto molto importante per garantire la sicurezza di clienti e personale
La qualità dell’aria nella Fase 2

La qualità dell’aria è un aspetto fondamentale di cui baristi e ristoratori dovranno tenere conto, ora, ma soprattutto pensando al prossimo autunno, quando gli spazi all’aperto saranno meno utilizzati e il ricambio d’aria naturale sarà meno agevole.

Il virus, si sa, si trasmette tramite le goccioline emesse dal respiro delle persone e ciascuno di noi, ogni giorno, inspira ed espira la bellezza di 15mila litri d’aria. Restare per tanto tempo in ambienti confinati, senza un corretto ricambio, insieme ad altre persone, può dunque aumentare i rischi. L’uso della mascherina è senz’altro fondamentale per ridurre la dispersione degli areosol, ma l’areazione è un aspetto da non trascurare.

D’altro canto l’Istituto Superiore di Sanità nelle sue Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor raccomanda di garantire un buon ricambio dell’aria in tutti gli ambienti sia attraverso l’apertura di finestre sia grazie a impianti di ventilazione meccanica controllata (VMC).

Ne abbiamo parlato con Matteo Grisi, Marketing Manager di Helty, azienda specializzata in soluzioni VMC: “Il panorama normativo è complesso – racconta – esistono norme Uni pregresse che forniscono indicazioni su questi aspetti, relativamente sia ad ambienti privati sia ad esercizi commerciali. A valle troviamo poi le diverse norme Ausl regionali e altre direttive a valenza territoriale. Più di recente sono stati prodotti anche numerosi position papers che declinano best practice nell’implementazione e utilizzo degli impianti”.

L’argomento non è nuovo: la Sbs (Sic Building Syndrome) è un fenomeno noto, così come il fatto che impianti di condizionamento non correttamente manutentati siano luogo di accumulo di sostanze pericolose e patogeni, i cosiddetti Voc (Volatile Organic Compounds) che possono essere inquinanti chimici o biologici: virus, per esempio.

“Avere un impianto di condizionamento che ricircola costantemente la stessa aria può non essere la soluzione più indicata – prosegue Grisi –. Al contrario le soluzioni VMC consentono un ricambio costante e certificato. Questo significa che sappiamo con certezza il volume d’aria ricambiato in un determinato lasso di tempo. A volte, infatti, aprire le finestre, può non essere una misura sufficiente a garantire la giusta areazione”.

Altro aspetto da considerare è quello legato alla comunicazione: “Gli esercenti si trovano di fronte a due ordini di problemi: mettere in sicurezza il proprio locale e trasmettere fiducia a un pubblico attento e timoroso. La possibilità di raccontare, per esempio attraverso vetrofanie o materiali POP, che si stanno implementando misure che vanno oltre a quelle imposte dalle norme, rappresenta un plus su cui puntare a livello di marketing”.

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