L’idea di uno standard GS1 per il Foodservice nasce dalla considerazione che il settore è caratterizzato da elevata frammentazione numerica a livello distributivo e di punti di consumo con oltre 4mila intermediari commerciali e 324mila locali tra indipendenti e organizzati. A questo si aggiungono la grande diversità di modelli logistici e di relazione tra le imprese e la complessità a livello di offerta.
Secondo quanto emerso dallo studio Trade Lab: “i numerosi fattori ed elementi strutturali, tipici di un mercato in fase di crescita, ostacolano fortemente lo sviluppo e l’adozione di standard di riferimento nel campo dell’identificazione delle unità logistiche e dello scambio di informazioni”, tuttavia questi elementi perderanno di importanza nel corso dei prossimi anni.
«Nella nostra visione – afferma Paolo Cibien, Foodservice Engagement Manager GS1 Italy – siamo convinti che la filiera Foodservice adotterà in 5 anni gli standard e i servizi al pari di quella del largo consumo e riteniamo che sia il momento propizio per promuovere l’utilizzo di strumenti e di standard per rendere più efficienti le relazioni tra le imprese».
COSA SONO GLI STANDARD GS1?
Nel mondo del largo consumo, gli standard GS1 sono il linguaggio comune per identificare e condividere le informazioni lungo la supply chain. Il più noto è certamente il codice a barre, utilizzato da oltre un milione di imprese nel mondo, che permette lo scambio di informazioni tra industria e distribuzione.
Questi standard non sono appannaggio esclusivo della filiera del largo consumo, esistono esempi virtuosi nel mondo dell’healthcare e nello stesso Foodservice in paesi il settore è più concentrato.
A CHE PUNTO SIAMO?
A oggi, dopo un lungo e complesso lavoro preparatorio volto a individuare le aree di maggior interesse per i diversi attori, è stato costituito un advisory team di cui fanno parte importanti aziende del comparto: Coca Cola, Conserve Italia, Ferrero, First (Barilla), Lactalis, Mondelez e Nestlé tra i produttori; Cateringross, Dolcitalia, Marr, Metro, Partesa, Unicomm per i distributori; Camst, Chef Express e Coperama (NH Hotel) per gli operatori.
Sono stati inoltre individuati tavoli di lavoro con compiti specifici. Il primo, appena costituito, ha il compito di costruire una semantica comune, vale a dire un linguaggio condiviso basato su un albero delle categorie specifico per il Foodservice e una segmentazione dei punti di consumo. Questo lavoro è volto a semplificare la comunicazione tra i vari partner commerciali organizzando al meglio i dati e le informazioni. Altre aree di lavoro riguarderanno la tracciabilità e sicurezza alimentare e la digitalizzazione dei processi.
COSA SUCCEDERÀ IN FUTURO?
«Ci saranno attori più organizzati – spiega Cibien – pronti a utilizzare servizi e standard GS1, altri, medio-piccoli, che dovranno decidere se affrontare le sfide dei prossimi dieci anni o stare fermi».
Nel frattempo il programma di sviluppo è serrato e tra i prossimi passi c’è la ricerca di partnership con le università, con le associazioni di categoria e lo sviluppo di attività formative e di comunicazione. «E soprattutto cominciare a creare case history, testimonianze e linee guida specifici», conclude Cibien.
Fonte: tendenzeonline.info