Ci risiamo. Come spesso accade, quando il foodtech (e non solo quello, vedasi Pizza Hut) arriva sui media nostrani, l’informazione diventa magicamente disinformazione. E ovviamente la notizia del giorno, ripresa anche da quotidiani autorevoli, relativa all’annuncio di KFC Russia di testare la stampa 3D per i suoi nuggets di pollo, non poteva fare eccezione.
Chi scrive è dell’opinione che le cose siano ben lontane da quanto descritto, per ragioni tecnologiche e legislative.
TECNOLOGIA 3D NON SCALABILE
La tecnologia dietro alla stampa in 3D del cibo, seppur alquanto affascinante, presenta un grande limite, non è scalabile a livello industriale, come richiederebbe invece la fornitura ad un cliente del calibro di KFC. Non a caso la startup Israeliana Redefine Meat, leader nel settore, alla presentazione della prima bistecca stampata in 3D avvenuta a fine giugno, ha affermato che il suo modello di business è quello di vendere le stampanti agli operatori horeca.
Se ovviamente l’obiettivo di KFC sarebbe quello di equipaggiare ogni ristorante con una stampante 3D la cosa si farebbe davvero molto interessante, ma non credo sia nelle loro intenzioni.
CELL-BASED NON (ANCORA) FRUIBILE AL PUBBLICO
Nell’annuncio di KFC si afferma che i nuovi nuggets saranno ottenuti da coltura cellulare di cellule di pollo mescolate con ingredienti vegetali. Questo renderebbe di fatto i nuggets 3D un prodotto cell-based, soggetto in Europa alla legislazione sul Novel Food e verifica della Commissione Europea (come nel caso dell’eme di Impossible Foods), in USA alla FDA e in diversi paesi asiatici ad una legislazione particolare.
Non ci è dato sapere quale sia il quadro normativo russo in materia di prodotti da agricoltura cellulare, ma è plausibile che vi sia un iter di approvazione de seguire.
A fronte di quanto esposto è difficile una diffusione entro fine anno su tutto il territorio russo dei nuggets in 3D, ma ovviamente saremo ben lieti di essere smentiti.