Autogrill, il Covid presenta un conto a nove zeri

A tanto ammonta il calo di fatturato nel solo primo semestre, che porta il risultato netto in profondo rosso. Emorragia di cassa e ricorso alla garanzia Sace
Autogrill, il Covid presenta un conto a nove zeri

Quasi un miliardo e duecento milioni di euro di ricavi persi. Questo è il conto – a nove zeri – che ha pagato nel primo semestre del 2020 il gruppo Autogrill alla pandemia di Covid-19. Per la multinazionale italiana del travel retail l’epidemia, con il suo corollario di chiusure degli aeroporti e di tanti punti di vendita, divieti di spostamento per miliardi di persone, fortissime limitazioni all’attività dei locali rimasti aperti, si è tramutata in un incubo da cui fatica a uscire. E che si sintetizza bene guardando l’ultima riga del conto economico dei primi sei mesi di questo sfortunatissimo anno bisestile: il gruppo ha chiuso con una perdita netta semestrale di competenza (senza cioè la quota attribuibile a terzi), di 271 milioni di euro. Dodici mesi prima c’era stato un utile per 115 milioni di euro. Al lordo dei 71 milioni di crediti tributari iscritti nel semestre per questo rosso, la perdita è stata di ben 357 milioni di euro, cifra che inquadra meglio la situazione.

Questo crollo dei ricavi equivale, in termini percentuali, a un calo del 51% rispetto allo stesso periodo del 2019, performance che diventa del -52% se si considera la variazione “like for like”, ovvero a parità di punti di vendita e di cambi monetari. Nel solo mese di giugno la riduzione del giro d’affari è stata del 78%, in leggero miglioramento – se è lecito usare quest’espressione – rispetto al calo dell’88% che era stato registrato ad aprile. Il dato semestrale è migliore perchè nei primi due mesi dell’anno le vendite avevano avuto un andamento in crescita. Poi si è palesato quello che gli economisti chiamano il “black swan”, il cigno nero che ha sconvolto tutto, che si è portato via oltre il 50% della capitalizzazione di Borsa della società, da inizio anno.

RICAVI ITALIA AUTOGRILL: -48 PER CENTO

La situazione del business è stata drammatica un po’ ovunque: che si sia trattato di Europa o di Nord America, di reti autostradali o di aeroporti e stazioni non vi sono state grandi differenze di performance. Ad ogni modo, se si vuol guardare la situazione con la lente di ingrandimento qualche differenza la si rintraccia. Il dato peggiore arriva dal Nord America, più esposto al canale aeroportuale, dove i ricavi semestrali like for like (lfl) sono caduti del 57% sul 2019 a 529 milioni di euro. Al 30 giugno era chiuso il 69% dei locali gestiti dalla società, che in quella regione è molto esposta negli aeroporti.

In Europa, dove il canale autostradale pesa maggiormente, il calo lfl è stato del 49%, con l’Italia pressochè in linea (-48% a 239 milioni di euro). A fine giugno risultava chiuso il 18% dei locali italiani era ancora chiuso e il 35% di quelli europei. Alla divisione “Internazionale” spetta la palma di area migliore – o meno peggiore – con un 43% di calo di ricavi a 170 milioni di euro. A fine periodo i locali chiusi erano ancora il 70 per cento. Più è alta la percentuale di locali chiusi, più si faticherà a recuperare il fatturato perso.

L’EBITDA SI E’ QUASI AZZERATO

Cosa è successo ai margini reddituali del gruppo Autogrill in questi sei mesi di pura passione? Un indicatore è la chiave per comprendere meglio le dinamiche tra i (mancati) ricavi e i costi di Autogrill. Si chiama “drop through” e indica il calo del margine reddituale – ad esempio l’ebitda underlying – come percentuale dei ricavi persi. Più è basso, più l’azienda ha i costi flessibili e adattabili al periodo. Il drop through a livello di ebitda underlying di Autogrill è stato del 24%, un valore non altissimo ma che ha, di fatto, quali azzerato questo margine lordo portando a 55 milioni di euro dai 336 milioni del 2019, ovvero con un calo dell’83 per cento. “L’impatto negativo indotto dalla pandemia – ha commentato la società – è stato mitigato grazie alle iniziative sul costo del lavoro, sugli affitti e sulle spese generali e amministrative”. A livello di ebit il drop through è stato del 29%, con il risultato che il risultato operativo netto è andato in rosso per 297 milioni di euro.

LA CASSA BRUCIA

Un tema vitale per il gruppo della galassia Edizione Holding (famiglia Benetton) è quello della liquidità. L’indebitamento finanziario netto, compreso dei beni in leasing, ha raggiunto i 3,3 miliardi di euro, con la liquidità in cassa che è pari a circa 500 milioni, un valore simile a quello dichiarato a fine aprile. Ma l’incertezza sulla ripartenza, soprattutto per il settore aeroportuale, hanno suggerito agli amministratori di chiedere un prestito garantito da Sace secondo le norme introdotte con il ‘decreto Liquidità’, per fornire un sostegno alla finanza dato che si prevede di bruciare 150-200 milioni di cassa nel secondo semestre. Periodo nel quale il gruppo guidato da Gianmario Tondato da Ruos ha previsto di ripetere una performance di ricavi e margini all’incirca pari a quella del primo semestre, nonostante alcuni segnali di ripresa che arrivano dal fronte autostradale. Ma aeroporti, stazioni ferroviarie e centri commerciali restano in grave disagio. Per il 2021 la società ha preferito non fornire nessuna stima, ritirando quelle già comunicate. L’incertezza è ancora troppo grossa per potersi esporre. La capogruppo ha nominato quale nuovo consigliere d’amministrazione indipendente Maria Pierdicchi, manager veneta già nel Cda della banca Unicredit e con una lunga carriera nel mondo finanziario.

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