Che Campari fosse sulle tracce di Tannico, nell’ambiente si sapeva da un po’ anche se forse nessuno immaginava che l’operazione sarebbe avvenuta in tempi così ravvicinati rispetto al colpo di mercato che ha visto il gruppo italiano, a fine aprile, acquisire la Maison di Champagne Lallier. Di certo, a rendere più fluida l’operazione che ha portato la multinazionale ad acquisire il 49% del sito che vende vino e spirits sul web è stata anche la presenza dell’ad di Tannico, Marco Magnocavallo, manager affermato e cresciuto proprio nei ranghi della corporation milanese.
I primi passi della sinergia tra le due realtà marciano in direzione di una struttura ancora più efficiente sul fronte e-commerce e una politica di crescita e sviluppo studiata per rendere Tannico più competitivo all’estero. A confermarlo è lo stesso Bob Kunze-Concewitz, chief executive officer di Campari Group, in questa intervista rilasciata in esclusiva per Food Service.
Il progetto di avvicinare le strategie di Campari verso il business dell’online è determinato da quanto avvenuto con l’avvento del coronavirus?
In realtà già prima della pandemia avevamo avviato quel processo di trasformazione digitale dell’azienda e vedevamo con grande interesse il potenziale legato al commercio elettronico per il quale, con alcuni partner, abbiamo realizzato programmi mirati e strategici. Con l’inizio del lockdown è stato compiuto uno sforzo ulteriore, dando un’accelerata alla luce di quello che stava succedendo con l’ascesa degli acquisti in rete. Basti pensare che Aperol, sul mercato UK, è diventato il 12esimo grocery item più venduto su Amazon, mentre sul web le nostre vendite negli Stati Uniti, durante il mese di aprile e maggio, sono state dieci volte superiori rispetto all’andamento pre-Covid.
Durante la quarantena che attività avete promosso in rete?
Quelle che rientrano nel concetto di edutainment, che hanno riscosso molto successo. Abbiamo azionato la nostra rete di bartender e la Campari Academy per organizzare dei tutorial di cocktail making con l’obiettivo di spiegare agli utenti, che ci hanno seguito da casa, di mettersi alla prova e tirare fuori il barman che c’è in loro.
Veniamo all’operazione Tannico. Cosa vi ha spinto verso questa realtà?
Conoscevamo l’azienda da parecchio tempo, in quanto clienti. L’abbiamo sempre reputata in grado di offrire un servizio eccellente e con un’ampia scelta di prodotti. Si parla di un’impresa che vanta ben 7 milioni di visitatori unici a livello annuale e dispone di un catalogo composto da più di 14 mila etichette di vino. Tannico, di fatto, è stata l’occasione per mettere a segno un accordo win win in un momento particolare come quello del lockdown, caratterizzato, come detto poc’anzi, da una crescita robusta dell’e-commerce.
Ora che siete al fianco di questa azienda, progetterete una sua evoluzione sui mercati stranieri?
Tannico opera in Paesi chiave per la nostra strategia, come Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Francia. Tutte geografie dove Campari ha una presenza diretta e consolidata. Anche in questo caso abbiamo visto un vantaggio per entrambe le parti: da una parte possiamo aiutare Tannico a crescere all’estero, dall’altra il nostro ingresso rappresenta per noi un incentivo ad accelerare nel digitale e nelle vendite online.
Voi ritenete che i consumatori italiani, dopo l’esperienza del Covid, saranno da ora più propensi a fare acquisto di liquori e vino su Internet?
Sicuramente quegli utenti che prima della pandemia erano diffidenti nel comprare sul web, ora lo sono molto meno e hanno capito che si tratta di un’esperienza facile, veloce e alla portata di tutti. Riteniamo che questa abitudine proseguirà anche in futuro. Allo stesso tempo, però, la forza di Campari risiede nel concetto di convivialità e quindi nel canale on-premise.
Un ambito, quello dell’Horeca, che sta faticando a rialzare la testa…
È vero, però notiamo che, mano a mano che le restrizioni si allentano, le persone tornano ad avere voglia di uscire e concedersi un drink e un aperitivo. La nostra speranza, in questi giorni estivi, è che i locali possano sfruttare al meglio l’estensione degli spazi all’esterno, i dehors, dove il rischio di contagio è ridotto e ci sente più sicuri.
Campari rivedrà il business model di Tannico?
Tannico rimane una realtà indipendente con un suo management. E un suo business model.
Questa intesa conferma che Campari è di nuovo wine lover?
È giusto fare una precisazione: alcuni anni fa siamo usciti dal segmento dei vini fermi e non c’è interesse a rientrare in questa categoria di prodotto. Abbiamo conservato invece alcune etichette di sparkling wine che riteniamo un segmento più strategico. In questo caso si parla di alcuni marchi come Cinzano, Mondoro e Riccadonna. Consideriamo poi l’importante acquisizione dello champagne Lallier. Si tratta di una marca che viene venduta esclusivamente nell’alta ristorazione, soprattutto nei locali stellati ed enoteche specializzate. Una realtà di prestigio che amplia il nostro portafoglio premium e ne eleva la qualità nei canali chiave.