In lotta per cercare di riaggiustare i bilanci dopo i mesi di lockdown ristoranti ed esercizi pubblici tornano al centro delle norme di contenimento della pandemia da Covid-19 volute dal governo. Le ultime disposizioni sono riassunte nel dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte il 18 ottobre e restano in vigore sino al 13 novembre: viene fissato l’inizio delle attività dei servizi di ristorazione (fra cui, recita il decreto, bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) alle 5 di mattina con termine alle ore 24 solo in presenza di consumo al tavolo, anticipato alle ore 18 in assenza di questa possibilità. Fissato a sei il numero massimo di persone per tavolo. Scatta inoltre l’obbligo per gli esercenti di esporre in modo chiaro all’ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse all’interno contemporaneamente, sulla base dei protocolli e delle linee guida vigenti.
FIPE: «UNA MAZZATA DA 470 MILIONI AL MESE»
Si tratta di misure soggette a possibili nuove restrizioni, ha chiarito l’esecutivo, ma che già per come sono state stilate hanno suscitato grande preoccupazione da parte dei rappresentanti di Fipe – Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi: «Se agli operatori della ristorazione e dell’intrattenimento viene chiesto l’ennesimo sacrificio, è necessario che lo Stato ci metta nelle condizioni di sopravvivere. L’ultimo dpcm avrà un effetto devastante sul catering, sui bar e soprattutto sui locali notturni e sulle imprese dell’intrattenimento. Stiamo già chiudendo uno dopo l’altro, ora parliamo di una mazzata sui fatturati dei pubblici esercizi da 470 milioni di euro ogni mese. Ecco perché è necessario destinare immediatamente contributi a fondo perduto per coprire i mancati incassi». Pur riconoscendo che scongiurare una nuova chiusura generalizzata deve essere la priorità assoluta, continua Fipe, «è necessario che sindaci e presidenti di Regione incrementino i controlli nelle zone della movida per punire i comportamenti irresponsabili e scorretti. L’obiettivo deve essere quello di ridurre al minimo indispensabile la durata delle nuove misure restrittive».
SEMAFORO VERDE PER IL DELIVERY
Il delivery rimane sempre consentito, pur nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento sia di trasporto e fino alla mezzanotte è possibile attivare anche la ristorazione con asporto, ma con divieto di consumazione sul posto o nei dintorni. Le nuove norme del governo non riguardano gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante lungo le autostrade. Continuano ad essere consentite anche le attività di mense e catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.