Se non è un lockdown, poco ci manca. La chiusura di bar e ristoranti alle 18.00, sancito dal nuovo Dpcm del Governo Conte, è un ulteriore “mazzata” a un comparto, il fuori casa, già duramente colpito dal lockdown primaverile. E a pagarne le conseguenze non sono solo i pubblici esercizi ma anche la distribuzione, ovvero l’anello intermedio della filiera, che “collega” l’industria al canale Horeca. Come conferma Maurizio Danese, Presidente di Grossisti Horeca, associazione nata la scorsa primavera che riunisce le più importanti realtà della distribuzione food: «Dietro la ristorazione c’è una filiera di quasi 4mila aziende e 58mila dipendenti che con il Decreto entrato in vigore accuserà ulteriori perdite per circa 1 miliardo di euro. Complessivamente, in questo annus horribilis il sistema distributivo nel canale Horeca accuserà mancati introiti per oltre 8 miliardi di euro, pari a circa il 50% del proprio fatturato. Dietro alle saracinesche chiuse di bar e ristoranti ci siamo anche noi, e il Governo non potrà non tenerne conto nei piani di ristoro che sta redigendo. Chiediamo aiuti concreti e immediati».
Dopo la riapertura di bar e ristoranti a giugno, sottolinea Danese, «la situazione, durante l’estate, era andata migliorando, con una ripresa dei fatturati, seppure, nel complesso, con un segno negativo rispetto allo scorso anno. Ora, questo nuovo decreto aggrava la situazione del nostro settore, che, lo ricordo, svolge un ruolo fondamentale. Da marzo a oggi, infatti, abbiamo garantito la tenuta del comparto con politiche aziendali-cuscinetto tra i produttori e il canale Horeca, sopperendo alla mancanza di liquidità dei nostri clienti e subendo anche importanti perdite su crediti, ma sostenendo in questo modo il settore».
Ampliando lo scenario della situazione, Danese pone l’attenzione su alcuni cambiamenti epocali nel settore dei grossisti che potrebbero essere causati dalle chiusure di bar e ristoranti: «Questa seconda ondata non mette a rischio solo la nostra esistenza, ma anche quella di migliaia di piccoli produttori italiani, che rappresentano la grande maggioranza delle nostre provviste. Il rischio di acquisizioni da parte di multinazionali straniere si sta moltiplicando e con il loro ingresso l’italianità a tavola ne uscirebbe stravolta».
«Siamo in attesa – conclude Danese – di capire quali saranno i ristori e gli altri interventi del Governo nel comparto del fuori casa. Come ho sottolineato prima, sono necessari aiuti concreti al più presto».