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Lo scorso luglio abbiamo lanciato questo sondaggio che ha coinvolto sia la ristorazione commerciale organizzata che gli indipendenti. Siamo convinti che condividere informazioni, scambiarsi idee e confrontarsi diventi indispensabile in questo momento in cui il Covid-19 ha segnato un prima e un dopo, imponendo un deciso cambio di passo in un settore, come quello della ristorazione, che si basa su ingenti investimenti strutturali e scelte fatte in un’ottica di medio termine. Gli operatori hanno dato prova di grande resilienza, si sono trovati a cambiare il loro modello di business, a reimpostare la loro attività a 360°, sia per quanto riguarda il personale, che per quanto riguarda le location e la stessa offerta. Questi interventi sono stati affrontati senza una prospettiva di stabilità e senza sapere se e quando sarebbero stati ammortizzati.
Ora il nuovo DPCM (domenica 25 ottobre) mette a dura prova anche il più tenace e positivo dei temperamenti. E la battaglia sembra giocarsi su due fronti: salute dei cittadini VS economia.
La ricerca, a prescindere dalla drammaticità del contesto attuale, mette in evidenza i cambiamenti strutturali che il fuori casa ha affrontato o deve affrontare per scollinare e ripartire. La ripresa sarà molto più complessa di quanto previsto e la seconda ondata di malattia sta riportando le persone a un livello di allerta che difficilmente potrà condurre nel breve alla auspicata ripresa dei consumi pre Covid-19. Ma si ripartirà, questo è certo. Con delivery e take away come parte del business, con un nuovo concetto di spazio, con la digitalizzazione di tanti sistemi, ma anche nel rispetto di ciò che i locali, dal ristorante al bar all’hotel, erano prima della pandemia: un luogo dove vivere un’esperienza staccando i pensieri dalla quotidianità.