Il vending è uno dei settori più dinamici dell’economia italiana, ma è stato completamente dimenticato dal Governo nell’ambito degli interventi finanziari previsti dall’ultimo DPCM. Eppure, con lo smart working al 50% per la Pubblica Amministrazione e la raccomandazione della stessa misura anche per i privati, nonché con l’incremento della didattica a distanza fino al 75%, Confida, l’associazione italiana della distribuzione automatica, stima che la perdita di consumazioni sarà superiore al 50% del fatturato delle imprese. «Il Decreto Ristori – commenta Massimo Trapletti, Presidente di Confida – ha concesso contributi a fondo perduto per 2,4 miliardi di euro a numerosi settori economici. Tuttavia, non include la distribuzione automatica, mettendo a rischio le 4mila imprese che in Italia danno lavoro a oltre 30mila persone, con un indotto di altre 12mila. I nuovi DPCM ci hanno colpito e chiediamo al governo di includerci negli interventi a favore dei settori in difficoltà».
I distributori automatici, settore in cui l’Italia è leader a livello europeo e che in totale sono oltre 800mila in tutta la Penisola, sono infatti installati prevalentemente nell’industria (35%), negli uffici privati (15%), nel commercio (15%), nelle scuole e università (12%) negli uffici pubblici (6%) e nei trasporti (3%): tutti luoghi in cui l’affluenza è stata drasticamente ridotta per effetto dei due DPCM.
Ma le penalizzazioni per il vending non sono finite qui. Le ordinanze locali di sindaci e presidenti di Regioni, infatti, colpiscono duramente il settore con riduzioni di orario e talvolta chiusure ingiustificate i cosiddetti “negozi automatici H24”, ossia quegli esercizi commerciali che vendono cibi e bevande tramite distributori automatici e che, nonostante abbiano investito in sanificazioni e pulizie straordinarie, telecamere, tornelli meccanici che evitano gli assembramenti, sono oggetto di ordinanze restrittive.