Un’importante novità arriva dalla Commissione Finanze della Camera. L’aliquota iva relativa all’acquisto di prodotti alimentari, fissata al 22%, che i ristoratori devono pagare per svolgere il servizio di asporto e consegna a domicilio, è stata unificata a quella riguardante la somministrazione, che è, invece, del 10 per cento. L’iniziativa è stata del sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Alessio Mattia Villarosa, che ha sottolineato come «tenuto conto della riduzione dei coperti per il rispetto degli ingenti vincoli igienico sanitari per la somministrazione in loco degli alimenti, la vendita da asporto e la consegna a domicilio rappresentino modalità integrative mediante le quali i titolari dei suddetti esercizi possono svolgere la loro attività anche se dotati di locali, strutture, personale e competenze astrattamente caratterizzanti lo svolgimento dell’attività di somministrazione abitualmente svolta dagli stessi. Alla luce di quanto esposto, entrambe le ipotesi possono rientrare nell’applicazione delle aliquote ridotte».
In pratica, la riduzione dell’iva su asporto e delivery nasce proprio in seguito alle restrizioni imposte all’attività dei pubblici esercizi dai Dpcm del 24 ottobre e del 4 novembre. Ricordiamo, infatti, che l’Agenzia delle Entrate si era espressa con il principio di diritto numero 9 del 22 febbraio 2019 per sottolineare la differenza tra cessione e somministrazione: quest’ultima presuppone la presenza dell’utilizzatore finale e uno spazio per il consumo di ciò che si acquista. La prima, secondo le norme canoniche sconta un’aliquota del 22%, mentre la seconda al 10 per cento. Ora, con la situazione di emergenza, l’aliquota è unificata al 10 per cento.