Il sospetto, mai del tutto smentito, che a generare la pandemia mondiale di Covid-19 sia stato il consumo di animali selvatici venduti nei mercati cinesi ha provocato anche nei consumatori locali un aumento della sensibilità al tema della tracciabilità dei prodotti alimentari, prima pressoché inesistente.
OrgHive, una start up con sede a Shanghai, ha quindi deciso di investire nello sviluppo di un sistema di analisi sulla provenienza e sulla sicurezza dei cibi biologici semplice e veloce da commercializzare sul mercato cinese, basato sull’utilizzo del proprio smartphone. Ne racconta origine e punti di forza il South China Morning Post, in un articolo del 3 gennaio a firma di Eric Ng.
DUE LIVELLI DI UTILIZZOA
I livelli di utilizzo sono due. Il primo di fronte allo scaffale: grazie alla sincronizzazione delle informazioni sul produttore e sull’ente certificatore, il consumatore può verificare in tempo reale se il prodotto è effettivamente biologico. Il secondo è la facoltà, anche a casa propria, di optare per il reindirizzamento sul portale OrgHive ,dove approfondire tutta la filiera di produzione e scoprire consigli nutrizionali, leggere i pareri di altri consumatori, approfondire la conoscenza della marca.
PIÙ INFORMAZIONI PER DISTINGUERE LA PROVENIENZA
“La ragione principale per cui i consumatori cinesi comprano prodotti biologici è che li ritengono più sicuri, ma fanno molta fatica a distinguerli e a comprendere cosa si intende realmente per naturale, biodinamico, ecc…“, spiega il CEO di OrgHive Anastasios Papadopoulos. In più, anche le informazioni raccolte dalla NCAA, l’ente certificatore nazionale, non vengono messe quasi mai a disposizione dell’utenza finale e men che meno sono facilmente fruibili da chi si trova sul punto di vendita e vuole compiere scelte di consumo più responsabili.
VERSO I 3 MILIONI DI ISCRITTI IN UN ANNO
Sulla piattaforma portal.orghive.cn, che aspira a raggiungere i 3 milioni di iscritti entro fine 2021, dallo scorso aprile sono disponibili prodotti di aziende che, pagando una quota alla start up, hanno la possibilità di proporre alla nuova borghesia cinese i propri prodotti presentati in chiave lifestyle: il biologico, come il locale e il “km 0” stanno diventando di moda anche in Cina. In cambio, le aziende ricevono dati di profilazione del consumatore e, in caso di sottoscrizione premium, hanno accesso a un micro sito dedicato, da cui si possono indirizzare i clienti direttamente al proprio e-commerce.
IL CODICE A BARRE COME CARTA D’IDENTITÀ
Lo scorso ottobre la piattaforma è stata integrata con WeChat, il sistema di messaggistica istantanea più utilizzato in tutto il Sud-est asiatico, che consente di scannerizzare il codice a barre di ogni prodotto e verificarne l’autenticità. E sul mercato cinese, nel 2019, di etichette a 17 cifre applicate sui prodotti biologici ne sono state stampate qualcosa come 2,12 miliardi.