I ristori quanto valgono? Perché bar e ristoranti protestano

Il governo lavora al quinto dl. Finora sono poco meno di 2 miliardi e mezzo i contributi a fondo perduto per la categoria. Ma molti bonifici sono in ritardo. E quasi sempre insufficienti

Mentre il mondo della ristorazione si spacca sull’adesione all’iniziativa #ioapro, con, a dire il vero, pochi esercenti disposti a sfidare le restrizioni del governo e aprire i battenti come gesto di estrema protesta, l’esecutivo lima gli ultimi dettagli prima dell’approvazione del decreto Ristori 5, contenente le ultime misure di sostegno alle attività messe in ginocchio dall’emergenza Covid-19.

POCO MENO DI 2 MILIARDI E MEZZO PER BAR E RISTORANTI

Ultima tappa, quella prevista a fine gennaio, di una lunga sequela di interventi, giudicati dai più inefficienti a risollevare le sorti di uno tra i comparti più penalizzati dalle chiusure. Gli aiuti non bastano, è il grido di dolore sollevato a più riprese da bar e ristoranti, e spesse volte non sono nemmeno tempestivi. Si dà il caso, secondo Fipe, che siano in molti ad attendere ancora i bonifici di novembre. E non mancano, sui quotidiani, le storie di chi lamenta arretrati ancor più consistenti, senza peraltro riuscire a darsi una spiegazione che vada oltre le insostenibili lungaggini burocratiche. Sul sito del Mef, tuttavia, al 14 gennaio, risultano saldati 762.168 pagamenti alle attività dei servizi di ristorazione, a fronte di un esborso per le casse dell’Erario pari a poco meno di 2 miliardi e mezzo per le attività della categoria.

Una somma che tiene conto dei contributi a fondo perduto stanziati attraverso il decreto Rilancio, i decreti Ristori (fino al quater) e il decreto Natale, i diversi provvedimenti varati dall’esecutivo per sostenere le imprese dall’inizio della pandemia. Sullo sfondo resta il malumore delle associazioni di categoria per l’assenza, giudicata gravissima, di un capitolo di spesa dedicato all’horeca e alla ristorazione all’interno del Recovery plan, approvato nel bel mezzo della tempesta politica che si è abbattuta sul governo Conte II.

IMPORTO CALCOLATO SUL DIVERSO FATTURATO DI APRILE

Il dl Rilancio, va ricordato, ha disposto nei mesi scorso un contributo a fondo perduto per bar e ristoranti che nel 2019 avessero conseguito ricavi o compensi non eccedenti i 5 milioni di euro con, allo stesso tempo, fatturato o corrispettivi ad aprile 2020 inferiori di due terzi rispetto allo stesso periodo del 2019. L’ammontare del sussidio è variato da un minimo del 10% a un massimo del 20% (in base al volume d’affari), da applicare proprio sulla differenza tra il fatturato di aprile 2020 e quello dello stesso mese dell’anno precedente.

Il cosiddetto decreto Natale (decreto legge n. 172 del 18 dicembre), invece, ha stanziato contributi a fondo perduto pari a 455 milioni di euro per il 2020 e 190 milioni di euro per il 2021 esclusivamente a beneficio delle categorie produttive colpite dalle nuove restrizioni durante le festività natalizie, le stesse che in un primo momento sarebbero dovute rimanere aperte, stando a quanto previsto dal Dpcm del 3 dicembre scorso. Il contributo, in questo caso, è stato pari al 100% di quanto già ricevuto con il decreto Rilancio ed è stato destinato a diverse attività, fra le quali quelle di ristorazione, bar, mense, catering per eventi, gelaterie e pasticcerie, fatta eccezione per coloro che hanno avviato l’attività dal primo dicembre 2020. L’importo, in ogni caso, non ha mai oltrepassato i 150 mila euro per ciascun esercente. È stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, lo scorso 9 gennaio, ad annunciare su Facebook l’esecuzione di tutti i bonifici contenenti i ristori del decreto Natale. “Sono 628 milioni di euro” (e non più, dunque, 645), “che nei prossimi giorni arriveranno ai titolari di bar, ristoranti e pasticcerie che hanno subito le restrizioni a causa del Covid nel mese di dicembre”.

FIPE CHIEDE ALMENO 5 MILIARDI DI EURO PER IL 2021

Gli iniziali ritardi negli accrediti lamentati da centinaia di esercenti attraverso Fipe pare siano stati, infine, colmati nei giorni scorsi. Anche se numerose testimonianze vanno in senso contrario. In ogni caso, i malumori restano, dato che per molte attività spesso si tratta di cifre, nell’ordine dei 3-5 mila euro, che non coprono nemmeno i costi dell’affitto o gli stipendi dei dipendenti.

Per questo, bar e ristoranti chiedono di più, nuovi ristori per 5 miliardi di euro, raddoppiati rispetto a quelli erogati nel 2020. “L’anno scorso”, ha detto all’AdnKronos il direttore di Fipe Confcommercio Roberto Calugi, ”sui ristori è stata messa una cifra di 2 miliardi 490 milioni di euro per 300 mila imprese. Bisogna perlomeno raddoppiare questa cifra“. Senza dimenticare, però, che i ristori, o “i sussidi da soli non possono bastare” per un settore che occupa 1 milione e 300 mila persone. “Serve intervenire sugli affitti. Sarebbe un’operazione sostanzialmente a costo zero per lo Stato, si tratterebbe di dare degli incentivi fiscali ai proprietari delle mura che accettano di ridurre gli affitti di almeno il 30%”. Per il momento, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un nuovo scostamento di bilancio fino a 32 miliardi. Risorse necessarie a finanziare un dl Ristori 5 che, si spera, possa dare una vera boccata d’ossigeno al settore.

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