Comprensibile timore di perdere il lavoro, ma anche consapevolezza e ottimismo che la situazione andrà gradualmente migliorando. E poi tanta voglia di perfezionare e incrementare la propria expertise attraverso attività di formazione che, però, spesso escludono chi non se le può permettere per questioni economiche.
DOMANDE MIRATE AL PERIODO DI CRISI
Sono queste alcune delle conclusioni emerse dal primo ‘San Pellegrino Monitor Academy’, indagine svolta su scala internazionale che ha coinvolto un centinaio di giovani cuochi tra i 18 e i 35 anni. Un panel composto da possibili futuri talenti della cucina che ha risposto a una serie di domande mirate e contestualizzate al momento difficile che sta attraversando la ristorazione.
TRE QUARTI DEGLI INTERVISTATI TEMONO PER IL LAVORO
Innanzitutto, più di tre quarti degli intervistati non nasconde la paura di perdere il proprio posto di lavoro a causa della crisi causata dal Covid. E molti già versano in questa condizione, dato che soltanto il 30% ha confermato di essere dipendente fisso di un ristorante, mentre più di un quinto è disoccupato. La paura di non potere lavorare è, però, mitigata da un forte senso di ambizione, dato che sette intervistati su 10 confidano che il futuro coronerà il loro sogno di diventare chef professionista e ben il 60% ritiene fattibile la possibilità di aprire una propria attività ristorativa.
CORSI SPECIFICI INACCESSIBILI PER MOLTI
Ottimismo accompagnato dalla volontà di migliorarsi. A tale proposito, il 63% ha espresso il desiderio di prendere parte a corsi specifici. C’è, però, da dire che il 67% degli intervistati ritiene queste attività precluse e inaccessibili a priori perché non se le possono permettere a livello economico.
Alla domanda su quali siano poi gli aspetti dove intervenire per migliorare la propria expertise lavorativa, i giovani cuochi hanno sottolineato la necessità di dotarsi di maggiori qualifiche a livello di marketing e comunicazione, così come di business management, capacità di amministrare a livello finanziario un ristorante, gestione del team, leadership, regole per combattere lo spreco e conoscenza delle nuove tecniche di cucina.
ATTENZIONE ALLE PRATICHE RISPETTOSE DELL’AMBIENTE
Un terzo filone di domande si è poi catalizzato sui cambiamenti che la pandemia ha introdotto nel settore della ristorazione e come questa, a emergenza conclusa, dovrà scovare soluzioni pratiche per riattivarsi e ripartire. Qui le risposte sono in larga maggioranza confluite verso il concetto di sostenibilità. Uno chef su due, infatti, considera imprescindibile adottare pratiche rispettose degli ambiti sociali e ambientali, mentre il 23% ha richiamato l’attenzione sull’esigenza di sviluppare nuovi sistemi di business al passo con i tempi odierni. Un 21% ritiene, invece, che l’avvento del Covid abbia reso altresì necessario fornire alle giovani leve maggiori opportunità formative, mentre il 19% considera essenziale favorire alla categoria un sostegno di natura economica per garantire una ripartenza più serena e concreta.