I primi risultati di bilancio 2020 comunicati da Autogrill hanno confermato quel che, in fondo, si sapeva: lo tsunami del Covid ha lasciato sulla spiaggia del travel retail molte macerie e ripulire la spiaggia sarà difficoltoso. Anche perché il cattivo tempo non è ancora passato e anzi la brutta stagione si annuncia lunga un po’ in tutto il mondo se non ci sarà un’accelerazione forte nella vaccinazione di massa. Basti pensare che nel solo mese di dicembre 2020 le attività in tutte le geografie di presenza del gruppo sono ulteriormente peggiorate rispetto ai mesi precedenti.
A parità di negozi (like for like) il gruppo ha visto il suo fatturato consolidato ridursi di quasi il 60% sul 2019, fermandosi a 1,98 miliardi di euro. Mai successo, e forse mai prevedibile. Le avvisaglie che l’esercizio si sarebbe chiuso male erano già nei numeri comunicati negli scorsi mesi e quindi non c’è stata nessuna vera sorpresa negativa, ma nello stesso tempo neanche nessuno spunto positivo inatteso che lasci intravedere un cambiamento di passo nel 2021. Insomma, si naviga ancora a vista aspettando che le curve pandemiche migliorino grazie alla distribuzione dei vaccini già approvati e in attesa di approvazione, e con esse che si possa tornare il prima possibile a una parvenza di normalità. Nel frattempo la società ha deciso di mettere in campo un grosso aumento di capitale che possa sostenere le finanze del gruppo in questo momento. Ai soci saranno chiesti, entro giugno, 600 milioni di euro che andranno a irrobustire il capitale che sarà eroso dalle perdite 2020, di cui conosceremo l’esatta entità il 12 di marzo prossimo, quando saranno rilasciati.
IL CROLLO DEGLI AEROPORTI
In attesa dell’arrivo dei dati definitivi e completi per l’anno appena chiuso, dai dettagli dei preliminari per il 2020 emergono le differenti velocità alle quali hanno viaggiato le attività che compongono il gruppo milanese. Il grosso del problema risiede, indubbiamente, nelle attività aeroportuali, che hanno messo a segno un calo dei ricavi di oltre il 68% scendendo fino a quota 961 milioni di euro di ricavi. Nel 2019 il giro d’affari degli aeroporti era stato di oltre tre miliardi, eroso per due terzi da tutte le limitazioni agli spostamenti e le chiusure di frontiere imposte dagli stati di mezzo mondo per limitare la corsa del virus. Peraltro, il grosso del business aeroportuale di Autogrill è negli Stati Uniti il cui dollaro si è anche svalutato rispetto all’euro pesando sul conto economico ulteriormente, con un impatto di oltre 50 milioni di euro. Il gruppo, nonostante questa situazione, crede ancora molto in questo business e proprio nel 2020 ha rinnovato una serie di contratti, tra cui spiccano quelli degli aeroporti di Amsterdam e Las Vegas, considerati molto importanti.
Al contrario il canale autostradale, molto forte in Italia, è stato più resistente al crollo dei movimenti delle persone ed è sceso “solo” del 40% a quota 867 milioni di euro. Gli spostamenti su gomma, soprattutto per spostare le merci, hanno permesso un calo minore dell’attività. In questo business, comunque, la società ha ceduto le attività spagnole per 12 milioni di euro a inizio 2021, dopo essere uscita nel 2019 da quelle canadesi.
A livello geografico è il Nord America l’area più colpita dal calo di ricavi del 2020, dove il 49% dei punti di vendita era ancora chiuso lo scorso 31 dicembre. L’Europa la meno impattata, con il 36% dei negozi ancora chiusi a fine dello scorso anno (in Italia i negozi chiusi sono il 21%). La divisione “international”, infine, ha il 46% dei punti di vendita ancora chiusi.
CAPITALI FRESCHI IN ARRIVO
In attesa della ripartenza dell’attività, che resta decisamente incerta al momento, Autogrill ha deciso di rinforzare il patrimonio per far fronte alle perdite del bilancio 2020 e ai debiti finanziari netti, che secondo la società di analisi Equita sim dovrebbero essere pari a 1,1 miliardi di euro, con una liquidità di cassa pari a 600 milioni. Autogrill, quotata in Borsa, chiederà ai soci (il 50% è in mano alla famiglia Benetton tramite Edizione Holding) 600 milioni di euro entro giugno di quest’anno e questa iniezione di capitale sarà supportata da un pool di cinque banche (Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca, Intesa Sanpaolo tramite Banca Imi e Unicredit), pronti a sottoscrivere tutti i titoli inoptati.
La situazione di estrema difficoltà del business, soprattutto quello degli aeroporti, e la necessità di evitare che la liquidità in cassa si eroda velocemente non stanno evitando al gruppo un’analisi delle opportunità sul mercato: in un’intervista al Corriere della Sera, infatti, l’amministratore delegato Gianmario Tondato da Ruos ha dichiarato che si potrebbero prospettare delle nuove opportunità di business principalmente negli Stati Uniti nel canale aeroportuale, sotto forma di acquisizioni o di subentri ad operatori scarsamente patrimonializzati. Non sono escluse ulteriori cessioni di attività, soprattutto se meno performanti degli obiettivi che si è data la società. Il tutto per concentrarsi su altre con maggiore crescita e generazione di flussi di cassa.