Valle d’Aosta, Liguria, Lazio, Calabria, Puglia e Sicilia. Fatta eccezione per l’oasi felice della Sardegna, sono queste le uniche regioni italiane rimaste in zona gialla dopo l’ultimo monitoraggio da parte dell’Istituto superiore della sanità, che ha riscritto l’oramai abituale geografia dei colori a partire dall’8 marzo. Una stretta ulteriore, quasi sicuramente non l’ultima, che ha portato, di fatto, alla chiusura di oltre due ristoranti su tre, il 665 delle attività sul territorio.
La stima è di Coldiretti, che evidenzia nuovamente un quadro dove il peggioramento della situazione per l’avanzare dei contagi costringe a ulteriori limitazioni alle libertà individuali, alla vita sociale, ma anche alla sostenibilità economica delle attività produttive a un anno dall’inizio della pandemia.
IN SARDEGNA APERTI 12 MILA RISTORANTI
Solo in Sardegna, come detto, unica zona bianca del nostro Paese, sono 12 mila i servizi di ristorazione che possono addirittura rimanere aperti la sera.
La Coldiretti ha ribadito come la possibilità dell’apertura serale a cena valga da sola l’80% del fatturato di ristoranti, pizzerie ed agriturismi duramente provati dalla chiusure forzate, ma nelle regioni gialle è consentita la sera solo la consegna a domicilio o l’asporto, tanto che in molti preferiscono mantenere le serrande abbassate, aumentando le perdite economiche e occupazionali.
CIBO E VINI INVENDUTI PER 11,5 MILIARDI
Ancora più grave – ha aggiunto Coldiretti – la situazione nelle zone rosse ed arancioni, dove è sempre proibito il servizio al tavolo e al bancone, con un ulteriore colpo a bar, ristoranti e agriturismi che travolge a valanga interi comparti dell’agroalimentare made in Italy, con vino e cibi invenduti per un valore stimato dalla Coldiretti in 11,5 miliardi dopo un anno di aperture a singhiozzo che hanno messo in ginocchio l’intera filiera dei consumo fuori casa.
La drastica riduzione dell’attività pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
In questi comparti economici la reazione a catena coinvolge 360 mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola con difficoltà su 70 mila industrie alimentari e 740 mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro. Si tratta di difendere – ha concluso Coldiretti – la prima ricchezza del Paese, con la filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi, pari al 25% del Pil nazionale.