Pacchetti-vacanza con soggiorno, spa e palestra per i residenti in città. O stanze affittate per lo smart working con inclusi babysitteraggio e accesso agli animali. Soluzioni a tempo per affrontare un’emergenza senza precedenti. Ma pochi hotel colgono i cambiamenti strutturali del mercato.
Tra plexiglass, mascherine, gel disinfettanti, telecomandi sigillati con la plastica e, soprattutto, senza servizio di pulizia, oggi soggiornare in hotel è un’esperienza molto lontana dal concetto tradizionale di vacanza. E risulta poco rilassante. Chi non ha l’obbligo di farlo evita e i numeri del mercato americano evidenziano una crisi del settore sempre più nera: secondo l’American Hotel & Lodging Association più del 60% degli hotel sta lavorando con meno della metà del loro staff. E a novembre 2020 il tasso di occupazione degli hotel situati nelle principali realtà urbane era del 34% in media, in discesa dell’80% rispetto all’anno precedente. Un crollo che ha interessato sia le realtà indipendenti, sia le grandi catene: Hyatt ha dichiarato perdite per 703 milioni di dollari nel 2020, Hilton per 720 milioni, imponendo tagli permanenti a staff e modelli di business.
DAL CLIENTE DI PASSAGGIO AL “TURISTA” RESIDENTE
Kristen Hawley, su Eater, ha analizzato le principali soluzioni creative con cui gli hotel stanno cercando di attirare clienti, offrendo una sorta di premio di consolazione a chi ha la sfortuna di doversi fermare in hotel mentre il mondo se la sta vedendo con la pandemia. Prima fra tutte, c’è un cambio di target: dai turisti di passaggio, ai residenti in città, a cui viene data la possibilità di soggiornare in albergo per tutta una giornata, comprendendo nella tariffa – di solito molto conveniente – per la stanza anche l’accesso alla palestra e alla piscina. Un modo per staccare dalla realtà quotidiana, gratificandosi con un’esperienza fuori dal comune in tutta sicurezza, che sta piacendo a molti abitanti dei principali centri urbani: una visita alla città in cui si vive sembra una vacanza, se ci si ferma in hotel per qualche ora.
LA STANZA DIVENTA UN UFFICIO CON BENEFIT
Poi, riconversione degli spazi non più utilizzati per la notte in aree affittabili a ore come postazioni di lavoro, con una serie di benefit impensabili negli uffici tradizionali: è possibile portare il proprio cane, trovare nelle stanze cucce e aree relax per gli amici a quattro zampe, ordinare menu a tema anche per loro.
VOUCHER E SPAZI ESTERNI
Ancora: se il room service non è disponibile, vengono offerti voucher e condizioni preferenziali con cui bere o mangiare qualcosa negli spazi esterni – terrazze o dehors – mentre le partnership con i locali più interessanti del quartiere in cui si trova l’hotel permettono di fare colazione o pranzare a condizioni agevolate. Gli spazi esterni, naturalmente, sono sempre più richiesti: che si tratti di un balcone, di un terrazzo o di una soluzione indipendente come un cottage o una camera isolata dal corpo principale, la domanda crescente è di poter avere abbastanza spazio a disposizione per godersi il soggiorno con il corretto grado di distanziamento.
SMART WORKING E BABYSITTERAGGIO
Ma in un’epoca in cui il concetto di lavoro da remoto è diventato parte della nostra quotidianità, è proprio l’offerta di incentivi a lavorare nelle stanze d’albergo o negli spazi comuni riconvertiti a rappresentare la leva di maggiore appeal per molti clienti. I resort sulla spiaggia trasformano i mini bungalow pied dans l’eau in stazioni cablate ad alta velocità, mentre altre strutture propongono pacchetti per famiglie, in cui vengono organizzate lezioni e corsi per i piccoli, con l’offerta di materiale didattico, un pranzo al sacco e snack sponsorizzati, ma soprattutto la possibilità di essere seguiti da personale specializzato mentre i genitori lavorano nella stanza accanto.
IL RISCHIO DI PROVVEDIMENTI “PRO-TEMPORE”
A detta degli esperti di hotellerie, tuttavia, questi cambiamenti, che vanno visti senza dubbio con favore, non sono sufficienti per guardare al futuro del settore con ottimismo. Per la maggior parte degli operatori, la consapevolezza di dover adottare cambiamenti di lungo termine non è radicata, si pensa a soluzioni-tampone, in attesa che la pandemia passi. Se si esclude l’introduzione di pagamenti contactless e la possibilità di accedere alle stanze senza chiavi, non ci sono piani di ripensamento delle strutture alberghiere in modo permanente. Come se la possibilità che nella nuova normalità esigenze e richieste dei consumatori sia diversa da quella attuale non venisse nemmeno presa in considerazione. Un rischio che in molti considerano altissimo, vista l’imprevedibilità dell’evoluzione dello scenario attuale.