Il prossimo 7 aprile Deliveroo sbarcherà sul listino della borsa di Londra per una delle maggiori quotazioni degli ultimi anni sul mercato inglese. La società inglese raggiunge così lo status di public company di Delivery Hero e Just Eat Takeaway, le altre due big europee quotate per quello che è diventato ormai un passaggio obbligato nel settore del food delivery per raccogliere denaro degli investitori e competere in uno scenario sempre più concorrenziale, seppur in rapida crescita di volume d’affari grazie soprattutto alla pandemia di Covid.
SI PUNTA A RACCOGLIERE IL MILIARDO DI STERLINE
Deliveroo potrebbe raccogliere oltre un miliardo di sterline (1,18 mld di euro) se saranno vendute al massimo della forchetta di prezzo (3,9-4,6 sterline per titolo). Se sarà esercitata anche la Greenshoe l’incasso potrebbe salire ulteriormente.
QUOTAZIONE DI POCO INFERIORE A JUST EAT
Il range di prezzo deciso da Goldman Sachs e Jp Morgan Cazenove, le due banche che accompagnano la società sul listino, porterà la società fondata da Will Shu a valere tra 7,6 e 8,8 miliardi di sterline, che equivalgono a una forchetta compresa 8,8 e 10,2 miliardi di euro ai cambi attuali. Una quotazione di poco inferiore a quella di Just Eat (11,9 miliardi di euro), che sta per fondersi con l’americana Grubhub, e pari a un terzo circa di quella della tedesca Delivery Hero (27 miliardi di euro). L’americana Uber, presente in forze anche in Europa, capitalizza invece 103 miliardi di dollari a circa 85 miliardi di euro. Tra big europei solo la spagnola Glovo resta al momento una società privata.
AMAZON ALL’11% DELLE AZIONI POST OPERAZIONE
L’operazione di quotazione è di tipo misto, ovvero si compone di un aumento di capitale e di una vendita di azioni da parte degli attuali azionisti, tra i quali spicca Amazon com’è noto. Dopo la quotazione, il fondatore Will Shu, che dovrebbe vendere titoli per una trentina di milioni di sterline, avrà il 6,3% della società ma avrà il 57,5% dei voti in virtù delle speciali pattuizioni previste nello statuto. Amazon, accreditata di un 15,8% dei titoli ante quotazione, scenderà all’11,5% delle azioni, ma avrà solo il 5,2% dei diritti di voto. Il resto degli azionisti rilevanti sono sono tutti fondi di investimento.
IL SALVATAGGIO DELL’APRILE 2020
Shu manterrà, quindi, un potere assembleare molto importante. Amazon e i fondi incasseranno in totale oltre 530 milioni di sterline dalla vendita di azioni. La società americana e i fondi d’investimento di cui era capofila avevano versato 575 milioni di dollari nell’aprile 2020 per entrare nell’azionariato e salvare le finanze di Deliveroo che andavano verso il dissesto. Una mossa autorizzata dall’Antitrust inglese che aveva fino ad allora bloccato l’ingresso del gigante fondato da Jeff Bezos con la motivazione che avrebbe potuto crearsi un soggetto capace di restringere la concorrenza.
SUPERATO IL MILIARDO DI RICAVI NELL’ANNO PASSATO
Come va Deliveroo? Con l’occasione della quotazione, la società ha rivelato anche il bilancio 2020, chiuso con ricavi consolidati pari a 1,19 miliardi di sterline (1,38 mld di euro), in crescita del 54% rispetto al 2019. il valore dei piatti consegnati è pari a 4 miliardi di sterline. Il risultato operativo è in negativo per 221 milioni di sterline, a fronte di un rosso per 320 milioni nel 2019. La perdita netta 2020 è pari a 226 milioni di sterline, pari a 262 milioni di euro. La società a fine 2020 aveva in cassa denaro per 379 milioni di sterline, pari a circa 400 milioni di euro. Deliveroo ha dichiarato di avere filiali in Paesi il cui mercato complessivo dei canali foodservice e retail (i suoi rider consegnano anche la spesa del supermercato) ammonta a 1,2 trilioni di sterline, all’incirca pari a 1390 miliardi di euro.
Con l’occasione la società, che ha poco più di 2 mila dipendenti nel mondo, rider esclusi, ha messo al corrente dell’andamento di gennaio 2021, che ha visto una crescita degli ordini del 130% in Inghilterra e Irlanda e del 112% nel totale degli altri Paesi di presenza, tra i quali c’è anche l’Italia. Nel prospetto di quotazione, la società ha segnalato che in alcuni Paesi di presenza (Italia, Francia, Belgio, Spagna) sono state avviate indagini per capire se i contratti praticati ai rider siano adeguati al tipo di lavoro svolto nella legislazione di riferimento.