Non è ancora passata la tempesta per chi si occupa di ristorazione, a maggior ragione se catalogata come “travel retail”, e anche un big mondiale come Autogrill continua a pagare pegno alla pandemia. Ma la società della famiglia Benetton, dopo aver giocato in difesa nel 2020, prova adesso a ripartire o quantomeno mettersi nelle condizioni per sfruttare il momento nel quale si tornerà a una pseudo-normalità.
In questo senso vanno lette le ultime decisioni del gruppo: prima l’intenzione di proporre agli azionisti un aumento di capitale da 600 milioni di euro e poi la cessione delle attività nella ristorazione autostradale americana, annunciata proprio prima dello stop pasquale. Due operazioni di rafforzamento patrimoniale e razionalizzazione della presenza per concentrarsi su quelli che si ritengono i punti di forza, mettendosi nel contempo alla finestra per capire se vi sono anche opportunità di crescita per linee esterne.
VIA DALLE AUTOSTRADE AMERICANE
Con una mossa a sorpresa, il gruppo guidato da Gianmario Tondato da Ruos ha venduto le sue attività autostradali americane, detenute dalla controllata Hms Host, a una cordata di fondi d’investimento guidata da Blackstone Infrastructure Partners, ma che include anche Applegreen Limited e B&J Holdings. Questi ultimi pagheranno 375 milioni di dollari (320 milioni di euro circa al cambio attuale) per questo asset che si compone di una sessantina di punti di ristoro nelle aree di servizio operati con i marchi Starbucks, Burger King e Pret. Il prezzo definitivo è soggetto a un aggiustamento che potrebbe realizzarsi nel 2022-23 a seconda dell’andamento effettivo di questi punti ristoro in questo biennio.
UN CALO DEL 58% RISPETTO AL 2019
Stando alle comunicazioni di Autogrill, queste aree avevano fatturato circa 160 milioni di euro nel 2020, in calo del 58% rispetto al 2019. Una performance peggiore delle aree di servizio italiane, che hanno subito cali inferiori al 40%. Nel 2019 Autogrill aveva già ceduto la rete autostradale canadese e, con la vendita della rete Usa, il gruppo esce da questo canale in Nord America, che ha ben poche possibilità di crescita e presenta una redditività inferiore alla media del gruppo secondo gli analisti finanziari che seguono la società. Resta forte, invece, l’impegno nel canale aeroporti, sempre più “core” nel gruppo.
Questa cessione ha costretto la società a rivedere i target di ricavi consolidati al 2021, precedentemente fissati a 2,4-2,8 miliardi di euro e che ora scendono a 2,3-2,7 miliardi. Nel 2020 i ricavi di gruppo sono stati pari a 1,98 miliardi di euro, in calo del 60% sul 2019, con 480 milioni di perdita netta. Nel 2024, invece, il gruppo conta di tornare in piena salute e fatturare 4,5 miliardi di euro.
AUMENTO DI CAPITALE DA 600 MILIONI DI EURO
La società ha confermato la volontà, già espressa qualche mese fa, di procedere a un aumento di capitale per massimi 600 milioni di euro da portare a termine entro il primo semestre del 2021. Una somma in grado di rafforzare il patrimonio e che sarebbe utilizzata per consolidare e rafforzare la propria posizione di leadership internazionale e dotarsi di sufficiente flessibilità finanziaria per poter sfruttare le potenziali opportunità di acquisizione e sviluppo offerte dall’attuale contesto di mercato e dai suoi sviluppi nei prossimi anni. A tal proposito, secondo rumors di stampa Aèlia Lagardère, la società dell’omonimo gruppo francese attiva nel business del duty free, sarebbe un possibile boccone, ma l’azienda italiana solo pochi anni fa è uscita proprio da questo business, cedendo le sue attività agli svizzeri di Dufry.
La famiglia Benetton, impegnata in questo momento nella lunghissima ed estenuante trattativa per la cessione di Autostrade per l’Italia (gruppo Atlantia) dovrebbe fare la sua parte nell’aumento di capitale Autogrill: avendo poco più del 50% delle azioni, dovrà sborsare 300 milioni di euro nel caso in cui si proceda per l’importo massimo.
Il rafforzamento del capitale sarebbe benvenuto, contando il progetto del governo Usa di alzare al 28% l’aliquota sulle tasse corporate per finanziare i piani di sviluppo post Covid. Autostrade produce in Usa quasi metà dei sui ricavi e il 60% del margine operativo lordo di gruppo e quindi l’aumento delle aliquote avrà sicuramente un impatto.