Uk, l’indoor dining riparte con numeri record

Secondo i dati di The Fork, riportati da The Guardian, ha riaperto l’88% dei locali. Nel primo giorno +12% di prenotazioni rispetto a qualsiasi data del 2020. Ma distanziamenti e mascherine sono ancora un problema per i pub più delle località più piccolo e con clienti fissi
Uk, l’indoor dining riparte con numeri record

Ripartenza col botto per pub e ristoranti a Londra e nelle principali aree metropolitane della Gran Bretagna centrale, nella prima settimana di riapertura con la possibilità di consumare all’interno, dopo le limitazioni imposte dalla pandemia di Covid-19. E questo nonostante le condizioni atmosferiche non esattamente favorevoli. Il bilancio è del quotidiano The Guardian, che usa come fonte dati della piattaforma The Fork su cui il 17 maggio, primo giorno di ritorno all’indoor dining, si è registrato un numero record di prenotazioni, il 12% in più di qualsiasi altro giorno da luglio 2020. A riaprire l’88% delle insegne, il 41% in più di operatori rispetto a quelli presenti all’appello dello scorso 12 aprile in cui si era dato il via a un primo piano parziale di ritorno alla normalità. Secondo alcune stime, la pioggia battente ha messo un freno quantificabile in solo un 3% al numero di visitatori di centri commerciali e punti vendita delle principali vie dello shopping.

I PIÙ PICCOLI CONTINUANO A FATICARE

I numeri della ripartenza, tuttavia, non sono così brillanti per tutto il territorio britannico, anche a fronte del permanere di alcune limitazioni al consumo al coperto sino alla fine di maggio che finisce con il pesare in particolare sui ristoranti più piccoli e sui pub che non lavorando su prenotazione evidenziano un tasso più alto di no-show. E anche chi, come Martin Williams, titolare di 16 ristoranti della catena Gaucho, segnala un buon turnover seppure con i locali al 75% dell’operatività, si dice preoccupato dalla possibilità di lavorare solo con la metà dei tavoli solitamente disponibili. «Dovremo abituare le persone a spalmare le uscite anche su giorni della settimana poco affollati, come il lunedì o il martedì. Intanto, speriamo che il governo accetti la richiesta arrivata da moltissimi operatori del settore di estendere il taglio dell’Iva e la moratoria sugli affitti almeno sino al 1 luglio».

45 MILA I PUB RIAPERTI E 3 MILIONI DI PINTE SERVITE

L’impatto di oltre 12 mesi di lockdown e restrizioni si sente, e non poco, sull’industria dell’ospitalità britannica: dopo più di un anno di blocchi e restrizioni sono diminuiti di 8.560 unità i locali autorizzati alla vendita di alcolici in tutto il Regno Unito alla fine di aprile, che rappresentano un calo del 7,4% rispetto a marzo 2020 secondo gli analisti di CGA e la società di consulenza AlixPartners. Mentre secondo la British Beer & Pub Association (BBPA) circa 45 mila sono i pub che hanno riaperto lunedì 17 maggio, con un numero di pinte servite che sfiora I 3 milioni: numeri importanti, ma per nulla paragonabili a quelli del pre pandemia, in cui le vendite medie per un lunedì di operatività erano più alte del 65%.

ANCORA 2 MILA LOCALI CHIUSI NONOSTANTE L’ALLENTAMENTO DELLE RESTRIZIONI

Il permanere di alcune restrizioni, dal servizio al tavolo obbligatorio, al distanziamento sociale di almeno 1 metro, alla mascherina quando non si è seduti a consumare rappresentano comunque un parziale disincentivo. E sempre secondo la BBPA i pub che lavorano principalmente con clienti fissi, nelle località più piccole o isolate, hanno faticato più di altri a far accettare l’adozione di limitazioni e restrizioni, al punto che circa 2 mila punti di somministrazione, il 5% di tutti i pub nel Regno Unito, sarebbero rimasti chiusi nonostante l’allentamento almeno parziale delle restrizioni.

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