Green pass per bar e ristoranti, le perplessità del settore

Dal 6 agosto sarà indispensabile il certificato verde per consumare al chiuso. Servirà, dunque, aver ricevuto almeno una dose di vaccino. Ma Fipe e Mixology Academy criticano la decisione del governo
Green pass per bar e ristoranti, le perplessità del settore

Dal 6 agosto si cambia. Per consumare all’interno di bar e ristoranti sarà necessario esibire il Green pass che attesti la somministrazione di almeno una dose di vaccino contro il Covid-19. La decisione era nell’aria ed è stata ratificata nel corso della conferenza stampa tenuta dal premier Mario Draghi e dal ministro della Salute Roberto Speranza al termine del Consiglio dei ministri del 22 luglio.

Come anticipato, il Green pass sarà indispensabile soltanto per sedersi al tavolo e non sarà, dunque, richiesto, ad esempio, per consumare un caffè al bancone. Esentati solo gli esclusi dalla campagna vaccinale, ovvero gli under 12, per cui non esiste ancora un vaccino autorizzato, e chi non può vaccinarsi per motivi di salute sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti dal ministero della Salute.

Il Green pass sarà richiesto in zona bianca, gialla, arancione e rossa, laddove i servizi e le attività per cui è previsto siano consentiti. Anche se il pass varrà dal 6 agosto, il decreto è entrato in vigore già dal 23 luglio per evitare che con i parametri attualmente in vigore alcune regioni passino in giallo.

LE CRTICHE DELLE ASSOCIAZIONI

Una decisione in parte attesa, ma che comunque è destinata ad alimentare ulteriori polemiche nei giorni a venire. Tra i più critici, Mixology Academy che, con la piattaforma Bar Wars collega oltre 1.500 imprenditori del settore Horeca in tutto il Paese: “Facciamo parte di un settore che rappresenta il 13% del Pil.  Con l’obbligo del Green pass si sta dichiarando guerra al mondo della ristorazione, tra i tanti ingiustamente colpiti oltremodo, che ha già dovuto subire nove mesi di chiusure forzate con dei ristori che non sono stati sufficienti nemmeno a coprire le spese per la carta igienica. In Paesi come la Florida e la Svezia non si fanno o non si sono mai imposti né distanziamento né mascherine e gli stessi locali hanno potuto lavorare pressoché senza restrizioni. Per questo noi diciamo no al Green pass“.

Aldo Cursano, vide presidente vicario di Fipe-Confcommercio, parla dell’ennesimo paradosso e di una “discriminazione inaccettabile”, sottolineando come, ancora una volta, si voglia “metter la croce sulle spalle dei pubblici esercizi, penalizzando di nuovo attività che hanno già pagato un prezzo altissimo a causa delle misure restrittive collegate alla pandemia“.

“FAMIGLIE SPACCATE IN DUE”

Con l’obbligo del green pass anche per andare al ristorante oltre 3 milioni di famiglie italiane verranno letteralmente spaccate in due“, aggiunge Cursano. “Al momento, infatti, ci sono circa 4 milioni di giovanissimi tra i 12 e i 19 anni non ancora vaccinati.Non si tratta di no vax, ma di persone in attesa del loro turno. Molti di questi ragazzi passeranno le vacanze con i genitori, in larga parte già vaccinati, ma non potranno andare neppure a mangiare una pizza con loro. Questo cortocircuito è dato dalla fretta con la quale si vuole approvare una norma che, così congegnata, non porterà gli effetti attesi“.

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