I bitcoin nei programmi fedeltà dei ristoranti Usa

Bubba Gump Shrimp, Morton’s The Steakhouse e Rainforest Cafe lanciano un sistema di ricompensa in criptovalute per ogni dollaro speso nei propri store
I bitcoin nei programmi fedeltà dei ristoranti Usa

Come si guadagna un bitcoin? Con un’insalata, un pugno di gamberetti fritti, o 100 grammi di pura ribeye newyorkese, se preferite. A breve verrà introdotta infatti, nelle catene Bubba Gump Shrimp, Morton’s The Steakhouse e Rainforest Cafe la possibilità di guadagnare moneta virtuale a fronte di un acquisto di un piatto o di una birra. Landry’s, il gigante della ristorazione a catena made in Usa che gestisce decine di insegne, ha firmato infatti una partnership con la compagnia di emissione di criptovaluta NYDIG per implementare un programma fedeltà basato sui bitcoin, in 500 locali americani. Il funzionamento è semplice: si guadagnano punti per ogni dollaro speso nel locale, che al raggiungimento di 250 possono essere convertiti in 25 dollari di bitcoin, racconta Mackenzie Sigalos su Cnbc.com

VALORE ALLE STELLE PER LA CRIPTOVALUTA

La valuta virtuale ha raggiunto nell’ultimo periodo il picco valoriale più alto, a 68.500 dollari, un aumento del 350% rispetto a un anno fa. “Non sono ancora molti gli americani che possiedono bitcoin perché non si sentono a proprio agio nell’utilizzarli o non sanno bene come investirli, c’è quindi un problema di scarsa conoscenza delle loro potenzialità, da un lato e di poca fiducia dall’altro“, spiega Patrick Sells, Chief Innovation Officer di NYDIG. “Ora, molto semplicemente, potranno andare nel ristorante che amano e venire in contatto con le cripto valute. Oppure approfittare della visita a un nuovo locale per conoscerle meglio“. 

SISTEMA DI RICOMPENSA PER 3,2 MILIONI DI MEMBRI

L’opportunità di acquistare bitcoin a fronte di una consumazione è riservata, per lo meno nella fase iniziale di sviluppo dell’operazione, a chi è già membro del programma fedeltà Landry’s Select Club: parliamo di circa 3,2 milioni di membri in tutti gli Stati Uniti. “Crediamo fortemente in questo progetto che consentirà a molti di giocare con le monete virtuali, senza rischiare realmente nulla“, aggiunge Trey Zeluff, Director dei Digital Asset Strategy di Landry’s. Secondo Zeluff il programma è pensato per aiutare i clienti a prendere confidenza con la volatilità dei bitcoin, osservando come il loro potere d’acquisto sale e scende. “E proprio per insistere sulla nostra volontà di costruire un senso di fiducia diffusa, saremo i primi come gruppo a investire in cripto valuta con NYDIG“, ha aggiunto, senza tuttavia rivelare l’ammontare previsto di questa operazione.  

TRANSAZIONI SEMPLICI

Anche Tilman Fertitta, CEO di Landry’s, guarda ai bitcoin con ottimismo e ha con loro un amore di lunga data: il chairman, che possiede anche la squadra di basket degli Houston Rockets, ha per esempio deciso da tempo di accettare i pagamenti in criptovalute nel negozio online di merchandising ufficiale e la concessionaria di auto di lusso di Fertitta a Houston – che vende Rolls-Royce, Bentley e Bugatti – accetta moneta digitale dal 2018. “È incredibile quanto sia semplice la transazione, questo è un trend destinato a consolidarsi, è inevitabile“, ha dichiarato alla CNBC. A riprova di questo, nel salone di auto di Houston è ora possibile anche mettere la cripto valuta a garanzia dei prestiti fissati per acquistare una macchina nuova. 

PERCHÉ NON SONO COME I SOLDI VERI

Al netto della bontà e dell’originalità dell’idea, tuttavia, è bene che i consumatori facciano attenzione, nel maneggiare le valute virtuali. L’avvertimento arriva dai consulenti contabili, che spiegano: “L’unica cosa di cui molte persone non si rendono conto è che ogni volta che si spendono criptovalute per acquistare una tazza di caffè o qualsiasi tipo di articolo di consumo, si innesca un evento di plusvalenza“, ha affermato Shehan Chandrasekera, CPA e capo di strategia fiscale presso CoinTracker.io, una società di software fiscale in valuta digitale che aiuta i clienti a tracciare le proprie criptovalute attraverso gli indirizzi di portafogli virtuali, e a gestire i corrispondenti obblighi fiscali. Spendere bitcoin è considerato lo stesso che venderli e quindi è necessario adottare cautele. Anche perché c’è sempre una differenza – anche considerevole – tra quanto si paga per la cripto valuta, ovvero il costo base e il valore di mercato a cui lo si spende. 

Tale differenza può determinare imposte sulle plusvalenze sul reddito, oltre alle altre tasse di cui è già previsto il pagamento, come quella sulle vendite.

© Riproduzione riservata