“Cari partner, ho vissuto sulla mia pelle la dura realtà delle leggi Jim Crow. Segregazione, disparità per quanto riguarda la salute, la ricchezza, la casa e il lavoro non erano un’anomalia, bensì vita di tutti i giorni…”. Si apre così la toccante lettera che il Chief Diversity and Inclusion Officer di Starbucks, Dennis Brockman, ha inviato a tutti i partner statunitensi, per confermare l’impegno del format su un tema di strettissima attualità come il rispetto verso le minoranze, un vero e proprio mantra per la ristorazione commerciale.
UNA FILIERA PIÙ INCLUSIVA
Non solo parole ovviamente, ma anche fatti. La catena ha infatti annunciato che entro il 2030 la spesa annuale verso i fornitori rappresentanti di minoranze, etniche e LGBT (diverse suppliers) arriverà a 1,5 miliardi di dollari annui, quasi il doppio di quanto speso l’anno scorso (800 milioni).
L’iniziativa, parte dello “Starbucks Supplier and Diversity Inclusion Program” punta anche ad alleviare anche la pressione sulla propria filiera generata dalla carenza di materie prime, che ha generato più di un problema nell’approvvigionamento di alcuni articoli, bicchieri su tutti.
SOSTEGNO ALLE MINORANZE
Tra gli obiettivi dichiarati da Starbucks vi è anche quello di avere entro il 2025 il 30% degli impiegati e il 40% del personale composto da minoranze, BIPOC (Black, Indigenous, and People of Color).
La compagnia ha inoltre annunciato una prima tranche di investimenti da 21 milioni di dollari dello Starbucks Community Resilience Fund, un fondo da 100 milioni di dollari lanciato per supportare le piccole attività e le comunità composte da minoranze.
“Tutto ciò va ad aggiungersi alle azioni che abbiamo già intrapreso per realizzare la nostra visione di creare uno Starbucks inclusivo“, ha affermato Dennis Brockman, “Tutti possiamo contribuire ed è con questo obiettivo in mente che continuiamo a investire in queste aree per tutti i nostri partner. L’apprendimento si ottiene facendo, ed è quello per cui ci impegniamo ogni giorno“.