A introdurlo, come ha sottolineato la Coldiretti, è stato un decreto pubblicato dal governo transalpino, autorizzato in tal senso dall’Unione europea, e che resterà in vigore per i prossimi due anni.
Un buon esempio per l’Italia in arrivo da Oltralpe. La Francia ha stabilito per la ristorazione commerciale l’obbligo di indicare nei menu il Paese di origine delle carni servite ai propri clienti. L’obbligo riguarderà le carni di maiale, pollame, agnello o montone, dato per quella bovina era già in vigore dal 2004.
Sul menu dovranno essere trascritti correttamente il Paese di allevamento e quello di macellazione di ogni capo di bestiame. Una regolamentazione analoga viene da anni invocata in Italia, senza tuttavia mai riuscire a concretizzarsi
L’APPELLO DI COLDIRETTI
“Quella messa in campo in Francia rappresenta una misura di trasparenza importante per consumatori e imprese che va adottata al più presto anche nel nostro Paese“, ha ribadito il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “In Italia circa un terzo della spesa alimentare avviene fuori casa per un importo che, nonostante la pandemia, ha raggiunto lo scorso anno i 60 miliardi di euro“.
Secondo Prandini, “l‘Italia, leader nella qualità alimentare, deve essere all’avanguardia nelle normative per la tracciabilità a tavola, come è accaduto sull’obbligo di indicazione di origine per gli alimenti venduti in negozi e supermercati“.
UNO SPRONE AD AGIRE IN ITALIA
Una misura che andrebbe estesa anche a ristoranti, trattorie e mense pubbliche e private ai prodotti più sensibili, dalla carne al pesce, dai formaggi ai salumi, dalla frutta alla verdura.
“Un impegno“, per Prandini, “che deve partire dalla tutela nei menu delle nostre produzioni a denominazione di origine dall’olio extravergine fino ai formaggi anche grattugiati serviti a tavola“.
Da anni questa istanza viene ripetutamente presentata al governo italiano, cinque anni fa una proposta di legge rimase lettera morta. Chissà che l’esempio francese non possa finalmente contribuire a smuovere le acque.