Cancer Plan, l’Italia del vino vince la prima battaglia

Al parlamento europeo passa la linea morbida, scongiurato il rischio degli health warnings e della mancata distinzione tra uso e abuso. Ora occorrerà arginare altri pericoli, a cominciare dal rischio di nuove tasse applicate per deprimere i consumi
Cancer Plan, l’Italia del vino vince la prima battaglia

Le bevande alcoliche hanno rischiato di essere paragonate alle sigarette. Alla fine, nella votazione al parlamento europeo in plenaria a Strasburgo, è passata la linea più morbida, con l’approvazione a maggioranza degli emendamenti – presentati dagli italiani Paolo De Castro ed Herbert Dorfmann e dalla francese Iréne Tolleret – alla relazione Beca sul Beating Cancer Plan Ue.

In sostanza, dall’Europa viene ripristinata la distinzione tra uso e abuso di vino e alcolici e scongiurato il rischio che in etichetta potesse comparire qualcosa di simile a quel che oggi viene apposto per legge sui prodotti a base di tabacco.

LE POSSIBILI CONSEGUENZE

Al di là del fattore estetico per le etichette, un voto drastico del parlamento avrebbe determinato conseguenze devastanti per l’economia del vino. Innanzitutto, un prodotto che “nuoce gravemente alla salute” non avrebbe più potuto godere di fondi europei per la promozione, oggi presenti e determinanti per consorzi di tutela e aziende ai fini delle politiche di marketing internazionale e della partecipazione a fiere ed eventi.

Si sarebbero poi profilate varie limitazioni in termini di pubblicità, con impatto negativo sia per il vino sia per i beneficiari degli introiti pubblicitari. Infine, il danno all’immagine del prodotto sarebbe stato incalcolabile e avrebbe ulteriormente spinto i consumi di prodotti alcol free.

Di conseguenza, il risultato della votazione è stato salutato con grande sollievo da tutti gli operatori ed è stato lodato il gioco di squadra del nostro Paese, che ha votato in maniera sostanzialmente compatta in sede europea, dove gli emendamenti proposti alla relazione Beca sono passati con quasi il 60% dei voti favorevoli. Restano però diversi nodi irrisolti e la sensazione che l’attacco al vino sia stato soltanto rinviato.

Sandro Sartor

L’OMBRA DEL NUTRISCORE

Il vicepresidente di Unione italiana vini e presidente dell’Associazione europea Wine in moderation, Sandro Sartor, ha profilato, già dopo il voto favorevole, tutti gli scenari che si aprono nella battaglia europea.

Con gli emendamenti De Castro/Dorfmann si è riusciti a scongiurare il più possibile un attacco al mondo del vino che purtroppo non si esaurisce qui. Servirà tenere ancora alta la guardia per affermare il concetto di moderazione che è proprio del vino, a partire dai piani dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – al voto a maggio – che prevedono anche avvisi in etichetta, fino al Nutriscore, che minaccia di essere proposto entro l’anno”.

Quest’ultimo, elaborato dal nutrizionista francese Serge Hercberg con il suo gruppo di ricercatori, assegna colori e lettere di riferimento in base alla salubrità degli alimenti ovvero al livello di zuccheri, grassi e sale contenuti in 100 grammi di prodotto: verde per alimenti sani, rosso per quelli da mettere al bando, con tanto di lettere che ricordano quelle delle classi energetiche (dalla A per quelli salutari alla E per i nocivi). Proprio Hercberg aveva proposto, per il vino e gli alcolici in generale, la misura più estrema: bollino nero e “classe” F.

I LIMITI IMPOSTI

La votazione di Strasburgo pone comunque dei paletti rispetto agli alcolici. Il primo prevede l’inserimento del concetto di “moderate and responsible drinking information” in etichetta, che scongiura gli health warnings (simili ai “nuoce gravemente alla salute” delle sigarette) ma ad ogni modo evidenziano la necessità di un consumo moderato per ragioni di salute.

Il secondo, sul fronte sponsorship, è la limitazione/divieto di sponsorizzazione degli eventi sportivi per le bevande alcoliche adottato solo per quegli eventi sportivi il cui pubblico è costituito in prevalenza da minori. Unione Italiana Vini evidenzia che nel testo rimangono “indicazioni” importanti e potenzialmente pericolose per la crescita commerciale del settore in chiave export, come l’aumento della tassazione e la revisione della politica di promozione.

Su queste, servirà in futuro tenere la guardia alta perché è assai probabile che l’orientamento europeo sia quello di far aumentare i prezzi attraverso l’applicazione di tasse, come accade in molte nazioni, deprimendo i consumi attraverso l’aumento della spesa.

UNA DERIVA PROTEZIONISTA?

In Europa, l’alcol è palesemente sotto attacco per la sua pericolosità (sociale e fisica), ma la distinzione tra uso e abuso è un buon risultato all’interno di una battaglia giocata in difesa da parte dell’Italia. In prospettiva, la speranza di evitare quella che Vittorio Cino, direttore generale di Federvini, definisce come “una deriva protezionista” è legata al fatto che la produzione di bevande alcoliche non rappresenta una prerogativa italiana: se il vino è un prodotto fondamentale anche per nazioni come Francia, Spagna e Portogallo (per citare le principali), gli interessi di altri paesi determinanti come Germania, Belgio, Olanda e di buona parte del fronte est europeo sono legati alla birra, che difficilmente avrebbe un trattamento diverso rispetto al vino.

Federvini Pallini
Micaela Pallini

Per non parlare poi degli spirits, la cui produzione è diffusa in tutto il continente. “Ora non va abbassata la guardia” – afferma Micaela Pallini, presidente di Federvini – “e per questo ribadiamo con la massima urgenza la necessità di istituire celermente un tavolo permanente di confronto sulla situazione internazionale, che coinvolga i ministeri delle Politiche agricole, degli Affari esteri e della salute, pronti per seguire con attenzione le proposte legislative che già nei prossimi mesi arriveranno dalla Commissione europea”.

L’AGENDA DEI PROSSIMI MESI

Proprio Federvini evidenzia, in una nota, l’agenda dei prossimi mesi con le conseguenti misure discriminatorie in arrivo. Seguendo il programma di lavoro indicato dalla Commissione europea nella sua Comunicazione sul piano europeo di lotta al cancro presentato lo scorso anno, l’esecutivo comunitario intende presentare una revisione della legislazione sulla fiscalità dell’alcol, con il rischio di vedere estesa a tutta l’Unione quanto già introdotto in Irlanda, e prima ancora in Scozia, in materia di prezzo minimo che, da gennaio, ha fatto schizzare i prezzi delle bevande alcoliche, vini inclusi.

È in atto inoltre la revisione della politica di promozione orizzontale con il rischio di vedere vini, liquori e distillati di qualità esclusi, anche solo di fatto, dai fondi europei di sostegno alla competitività internazionale dei nostri comparti”, precisa l’associazione confindustriale.

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