Capatoast, cosa c’è dietro il piano di internazionalizzazione

Il format annuncia l'apertura del primo punto vendita a Lione entro l'estate. Poi sarà la volta di Germania e Uk. L'ad Micallef a Food Service: "Puntiamo a esportare un modello di successo"
Capatoast, cosa c’è dietro il piano di internazionalizzazione

Un doppio binario di espansione, in Italia come all’estero. Capatoast rilancia i suoi ambiziosi progetti di sviluppo, ponendosi come obiettivo il raggiungimento di 80 punti vendita entro il 2024. E, nel farlo, celebra lo sbarco, annunciato entro l’estate, in Francia, come prima tappa di un percorso di internazionalizzazione destinato a toccare anche Germania e Regno Unito.

Un format che mira a incassare un successo trasversale, quello di Capatoast che, come spiega a Food Service l’amministratore delegato Marco Micallef, si affranca dal tradizionale concept del food made in Italy, pur valorizzandone al contempo alcuni aspetti.

Quando si pensa al toast non lo si colloca tra i pilastri del Made in Italy come avviene ad esempio per pizza e pasta, ma questo distinguo può servire all’obiettivo di raggiungere la più vasta platea possibile. Anche perché l’italianità resta certificata dall’utilizzo di prodotti identitari come, ad esempio, il Prosciutto di Parma, la Porchetta o la Mortadella Igp”.

UN MODELLO INEDITO ALL’ESTERO

Sembra essere questa, dunque, la chiave di volta per conquistare anche i mercati internazionali. “Non è mai stato brevettato un format simile al nostro in Europa, se si eccettua un esperimento simile in Belgio, naufragato perché meno strutturato”, spiega Micallef a Food Service.

Crediamo, tuttavia, fortemente che il successo in Italia sia replicabile, proprio in considerazione del fatto che sono stati gli stessi imprenditori stranieri, dopo avere aprprezzato il nostro brand in qualità di consumatori, a proporci di esportarlo anche fuori dai confini nazionali”.

L’APERTURA POSTICIPATA A CAUSA DEL COVID

Così è andata per il progetto pilota di Lione, che avrebbe dovuto concretizzarsi già nell’estate 2020, ma che è stato stoppato inevitabilmente dal Covid. Ore le minacce sui mercati sono altre, ma l’obiettivo a stretto giro non è cambiato.

Per la Francia, così come per i PaesI che raggiungeremo in un secondo momento”, aggiunge Micallef, “abbiamo pensato ad accorgimenti mirati. La linea di prodotti resta grossomodo la stessa, con alcune rivisitazioni che ben si sposano con la filosofia di Capatoast.

OBIETTIVO 25 MILIONI DI FATTURATO

Il piano industriale punta a raggiungere i 25 milioni di fatturato nel 2024 per un progetto nato appena nel 2014 e che ha ricevuto le prime richieste di partnership già nel 2016.

Da allora, quando i punti vendita erano solo una decina, siamo cresciuti come azienda e ci siamo dotati di una piattaforma logistica che ci supporta. Soltanto in questo modo è ipotizzabile pensare a un progetto di espansione strutturato, per il quale è fondamentale in primo luogo una comunicazione del prodotto targettizzata sui diversi mercati di riferimento”.

LA GERMANIA MERCATO DI RIFERIMENTO

La scelta di Lione come punto di partenza, infine, non è casuale. “È una città di medie dimensioni, vicina anche per cultura al nostro Paese, dove il nostro menu può funzionare senza troppe variazioni e allineato a quelli che sono i nostri principi”.

Riguardo al futuro, invece, la Germania pare offrire ancora più garanzie, grazie al maggior numero di città densamente abitate, che, per un format come Capatoast, “rivolto principalmente e alla pausa pranzo di studenti universitari e personale degli uffici” è l’ideale.

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