Un progetto innanzitutto culturale, nato dalla volontà di trasmettere i valori della filiera agricola di Conserve Italia, 100% italiana e sostenibile, a forza vendita, distributori, grossisti e gestori di locali. A Rimini, nel corso di Beer&Food Attraction, la realtà cooperativa bolognese, leader nel settore della trasformazione alimentare con cinque marchi storici all’attivo (Cirio, Valfrutta, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani) ha presentato Accademia dell’Horeca, la sua piattaforma online b2b rivolta agli operatori per raccontare il proprio essere una total Horeca company.
Da venditori a consulenti
Lo si potrebbe definire un progetto di formazione interna e di comunicazione verso una rete che presenta grandi numeri – circa duemila clienti diretti, dai quali Conserve Italia riesce a raggiungere una rete di oltre cinquantamila bar e pubblici esercizi – e che a loro volta potranno utilizzare la piattaforma per diventare ambassador, rivolgendosi a un numero esponenziale di clienti finali.
“Dobbiamo trasformarci da venditori a consulenti, per far conoscere in maniera chiara ed esaustiva il nostro Gruppo e i suoi valori, la storia dei nostri storici marchi italiani, l’impegno per la sostenibilità ambientale e sociale della filiera cooperativa che rappresentiamo, i siti produttivi, i progetti agronomici” ha affermato durante la presentazione il direttore commerciale Horeca di Conserve Italia, Pier Franco Casadio.
Modalità interattiva
La porta di accesso all’Accademia è il sito istituzionale del gruppo, al quale si aggiunge l’indirizzo web dedicato. Si presenta come un vasto contenitore di informazione: nuovi progetti, approfondimenti sui prodotti, interviste ai gestori dei locali, focus sui reparti aziendali.
C’è poi la presentazione di tutta la gamma dei prodotti per il fuori-casa, riuniti in una stessa piattaforma di comunicazione che tiene insieme food e beverage. “L’idea – ha precisato Gabriele Angeli, direttore marketing Horeca – è maturata durante i lockdown, quando la tecnologia ci ha permesso di continuare a organizzare incontri da remoto superando le limitazioni imposte dal Covid. Così si è maturata la convinzione che un gruppo come Conserve Italia, espressione della vera filiera agroalimentare italiana, potesse sfruttare le potenzialità della rete per trasferire agli addetti ai lavori il valore autentico dei suoi prodotti. Lo abbiamo con un approccio non scolastico bensì accademico, entrando nella profondità dei fatti e investendo in un progetto il più possibile interattivo”.
Si tratta anche di un segnale, da parte del gruppo con sede a San Lazzaro di Savena, a conferma dell’impegno per il rilancio dei consumi fuori casa. “Stakeholders e clienti sono particolarmente desiderosi di ricevere queste informazioni, vogliono conoscere da vicino l’azienda e sono disposti a restituire un adeguato riconoscimento alle nostre produzioni una volta che li aiutiamo ad entrare nell’universo di Conserve Italia” ha evidenziato Angeli. Ci sarà infine un’area riservata per la forza vendita, che avrà a disposizione cataloghi, schede dei singoli prodotti, informazioni di ogni tipo e ricettari.
872 milioni di ricavi
Conserve Italia associa oltre 14.000 produttori agricoli e lavora 580.000 tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali in 13 stabilimenti produttivi, di cui 10 in Italia, 2 in Francia e uno in Spagna, per un fatturato consolidato di 872 milioni di euro e impiegando oltre tremila addetti.
La prova della pandemia, ha affermato Casadio, è stata superata (“Abbiamo lavorato bene e in maniera esaustiva sul sell-out, dimostrando la nostra capacità di essere elastici e reattivi”), ma ora è in atto una nuova sfida: carenza di materie prime e aumenti dei costi generali hanno determinato un rialzo dei prezzi e nel gruppo si teme che questo possa spingere il consumatore verso altri prodotti.
“In azienda dobbiamo essere pronti a intercettare i nuovi stili di consumo e capaci di comunicare i punti di forza dei nostri prodotti, partendo dalla qualità che ci contraddistingue. Lo possiamo fare se saremo capaci, attraverso la nostra rete, di arrivare al consumatore. Chi ci compra lo farà anche perché saremo riusciti a trasferire a valle della filiera i valori della nostra supply chain e la nostra cultura di prodotto” conclude Casadio.