Come protesta per la guerra in Ucraina le grandi catene di fast food hanno lasciato la Russia. Fra i primi c’è stato McDonald’s che nel Paese aveva 850 locali fra cui quello più a nord del mondo, a Murmansk in Siberia. Se ne sono andati poi via anche Starbucks, Kfc, Pizza Hut e alcuni dei più noti brand del beverage come Coca Cola, Pepsi, Heineken e alcuni marchi della galassia Carlsberg.
La Russia emette un decreto legge ad hoc
All’abbandono dei fast food dei loro cibi preferiti (all’inaugurazione del primo McDonald’s, nel 1990, si racconta ci fossero code con oltre 30mila persone in attesa di entrare) i russi hanno risposto con la “creatività” che li contraddistingue.
Forti del decreto n. 299/2022, con il quale viene conferito all’Esecutivo il potere di autorizzare lo sfruttamento dei diritti di proprietà intellettuale derivanti da brevetti, disegni e modelli di utilità, anche in assenza del consenso dei titolari dei diritti in questione, gli imprenditori russi si sono creati i loro fast food “home made”.
Infatti, a partire dallo scorso 6 marzo, il Governo russo può rilasciare licenze senza dover riconoscere alcun indennizzo ai titolari dei diritti di proprietà intellettuale appartenenti a Paesi che hanno adottato delle misure di contrasto all’avanzata militare russa in Ucraina, i cosiddetti “Paesi Ostili”.
Zio Vanja, Starbucks, e tanti altri
Ne ha subito “approfittato” la Russian-Field-Logistic LLC, che il 12 marzo ha depositato il marchio n. 2022715219 per il disegno raffigurante il logo di McDonald’s in cui “M” è capovolta a formare una sorta di “B” che in cirillico corrisponde alla “V”. “V” che è l’iniziale di “Vanja” a ricordare di “Djadja Vanja” – Zio Vania – in onore dello scrittore e drammaturgo russo Anton Pavlovič Čechov. I fast food Zio Vanja saranno ubicati negli locali ex McDonald’s. Il menù proporrà hamburger e patatine fritte con ingredienti (carne, patate, verdure, formaggio e così via) di provenienza russa.
È del 14 marzo la richiesta, da parte della signora Ekaterina Yurievna Petrunina di Mosca del marchio Starbucks per la categoria merceologica 43 ovvero: ristoranti; caffè; caffetterie; ristoranti; ristoranti self-service; servizi di cucina e consegna a domicilio; servizi di ristorante da asporto; servizi di mensa.
Il 17 marzo, invece, la Biotechpharm-M Limited Liability Company di Krasnoyarsk ha depositato il marchio Coca-Cola. La descrizione del logo prevede la scritta bianca in campo rosso.
Questo mentre nello stabilimento nella penisola di Yamal, Arctic Water inizierà a produrre una versione domestica della Coca-Cola. “I tecnici dell’azienda – si legge nel sito del governo regionale – stanno lavorando per ampliare la gamma delle bibite. L’assortimento includerà la Yamal nei gusti Coca-Cola, Dragoncello, Baikal e Cream Soda”.
Non solo food
Il “trademark squatting” (registrazione abusiva di marchi altrui) non tocca solo il comparto del food.
A partire dalla fine di marzo sono state inoltrate richieste per i marchi adidas, Audi e Bmw. Mentre dallo scorso aprile è attiva Rossgram, l’alternativa russa a Instagram.
Sempre ad aprile è stata accolta dall’agenzia russa dei brevetti, Rospatent, la domanda di uno studio grafico di San Pietroburgo di registrare il marchio “Idea”. Il layout prevede sfondo blu, su cui campeggia un ovale giallo, al cui centro compare la scritta, sempre in blu, “Idea”. Il logo è “stranamente” identico a quello di Ikea e il committente del progetto è Kostyantyn Kukkoev titolare di Luxorta-Service, società già fornitore di Ikea Russia. Con Idea l’imprenditore ha pensato di costruirsi una sua Ikea per rientrare delle perdite subite dalla chiusura del colosso svedese.