La pandemia, il lockdown e l’home-working hanno influito sugli stili alimentari e di vita delle persone: è cambiata anche la fruizione della pausa pranzo fuori casa.
L’indagine Nomisma per l’Osservatorio Cirfood District, effettuata su un panel di 1.000 occupati in tutta Italia, ha analizzato la trasformazione degli stili di vita e delle nuove abitudini alimentari dei lavoratori italiani in pausa pranzo. L’obiettivo? Comprenderne le necessità e favorire l’elaborazione di soluzioni innovative in ambito food service.
IL 66% È SODDISFATTO
Ne emerge che 8 lavoratori su 10 (83%) che usufruiscono del ristorante aziendale. Ritengono importante questo servizio per la qualità e salubrità dei pasti, le materie prime di qualità utilizzate e la possibilità di socializzare con i propri colleghi. Senza dimenticare la competenza e cortesia del personale, il rispetto delle norme per il contenimento dei contagi da Covid e la comunicazione chiara sui protocolli di sicurezza. Nel complesso, il 66% dei lavoratori si dice soddisfatto o molto soddisfatto dell’esperienza nei ristoranti aziendali. Per molti lavoratori, inoltre, la pausa pranzo nei ristoranti aziendali si distingue per praticità e velocità per il ritiro delle portate (57%) e per varietà dei menù offerti (53%).
Nomisma ha indagato la loro pausa pranzo ideale all’interno dei ristoranti aziendali. Gli occupati indicano valori come flessibilità, attenzione all’ambiente, arredi e spazi che favoriscano momenti di convivialità con i propri colleghi e menu caratterizzati da ingredienti italiani e stagionali.
NUOVI BISOGNI
“Cirfood da sempre, attraverso l’Osservatorio Cirfood District, investe in analisi e ricerche di mercato, per poter ascoltare e osservare i cambiamenti e i nuovi bisogni dei consumatori” afferma Daniela Fabbi, Direttore Comunicazione e Marketing Cirfood. “Dall’indagine di Nomisma emerge come gli ultimi due anni abbiano penalizzato fortemente i lavoratori, essendo spesso mancato loro un servizio fondamentale come la ristorazione aziendale. Essa, infatti, come dichiarano gli intervistati, garantisce benefici in termini nutrizionali, di salubrità, di tempo e di spazi per la socializzazione”.
In relazione agli smart-worker, l’indagine rileva che le maggiori criticità derivanti dalla loro pausa pranzo a casa riguardano vari fattori. La difficoltà a staccare dalle attività lavorative (40%), il tempo da dedicare alla preparazione del pasto (34%) e la maggior quantità di cibo consumato durante la giornata (30%). Nel complesso, quasi 1 smart-worker su 2 (47%) vorrebbe tutt’oggi poter usufruire del ristorante aziendale.
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