Oltre tre anni fa noi di Food Service avevamo iniziato a parlare di robot applicati al mondo Horeca. Ma se tre anni fa si poteva parlare ancora di fase sperimentale o di pionierismo, ora la faccenda si va facendo sempre più seria. O intrigante. O preoccupante. A seconda dei punti di vista. Il portale RestaurantDive ha raccolto tre testimonianze di altrettanti dirigenti di aziende di robotica della Silicon Valley. Aziende che hanno o stanno sviluppando dei veri e proprio chef robot e chef camerieri. Un qualcosa di già visto, ma che, complice la pandemia e la carenza di manodopera, potrebbe davvero esplodere.
ROBOT ACCANTO AGLI UMANI
Nala Robotics è balzata agli onori delle cronache alcuni mesi fa grazie al lancio del primo ristorante completamente robotizzato. “I nostri robot – ha dichiarato il CEO della compagnia Ajay Sunkara – hanno una propria visione e sono stati pensati per lavorare accanto agli umani e non in competizione con loro”
Andando più a fondo sulle interazioni uomo-macchina, Sunkara la pensa così “Diamo un’occhiata a come la tecnologia ci ha salvato la vita. Parliamo dei computer. Se guardiamo alla fine degli anni ’90, eravamo tutti preoccupati che i computer ci avrebbero rubato il lavoro. Ma la tecnologia può migliorare la qualità della nostra vita. Questo è ciò che faranno i robot“.
SUSHI-ROBOT
Autec è divenuta famosa nel 1984 per aver brevettato il primo robot “sushi-maker”, immortalato in una iconica scena del capolavoro di Oliver Stone “Wall Street”. L’attuale gamma comprende 4 robot-sushi, pensati principalmente per un utilizzo professionale.
Una nota dell’azienda riporta che “Lo scopo principale dei robot per sushi è migliorare l’efficienza e ridurre il tempo impiegato per avvolgere e tagliare i roll. Ciò consente agli chef di avere più tempo per preparare i piatti e comunicare con i clienti, oltre a lavorare su attività meno ripetitive, come friggere la pelle di salmone o elaborare i menù a seconda degli ingredienti disponibili in giornata”.
BARTENDER E CAMERIERE
Richtender Robotics è attiva in Cina da oltre 20 anni e circa un anno e mezzo fa è sbarcata negli Stati Uniti con due prodotti: Matradee, un cameriere, e Adam, un robot barista. Il funzionamento è abbastanza semplice, come spiega l’azienda “I clienti ordinano da un tablet, scegliendo tra una serie di tipiche opzioni di caffè, incluso il tipo (come espresso o americano), diversi gusti di sciroppo e quanto zucchero o latte desiderano. Da lì, il sistema a doppio braccio di Adam creerà il caffè in base alle impostazioni programmate dal ristorante, ad esempio cosa significa latte “extra”. Adam è stato anche testato per versare birra e vino. Può sollevare e inclinare una tazza in una mano e aprire il rubinetto della birra con l’altra. Mentre la birra versa, raddrizza la tazza, chiude il rubinetto e poi la posa. L’esecuzione è simile per il vino, ma è in modalità di versamento automatico, quindi Adam prende un bicchiere di vino, lo mette sotto il versatore e lo riempie fino alla quantità designata”.
I robot come soluzione alla crisi di manodopera? Da un punto di vista pratico sicuramente si. Ma non possiamo ignorare i risvolti etici.