In Italia e all’estero, il mondo del vino è sedotto dal Metaverso. Si stanno infatti moltiplicando le iniziative e le piattaforme Nft dedicate al nettare di Bacco, con diverse finalità. I temi chiave si chiamano enoturismo, tracciabilità, investimenti in etichette di pregio, intrattenimento e creazioni di community tra gli appassionati del comparto.
UN LINK CON ARTE E TURISMO
Un esempio arriva dalla Francia, dove è stata lanciata questo mese la piattaforma Wokenwine per riunire in una community i winelovers che operano nel trading. Oltre a garantire, attraverso la tecnologia blockchain, la sicurezza di un archivio di dati e il fatto che ogni bottiglia registrata sulla piattaforma avrà la sua identità unica coniando un Nft, Wokenwine (letteralmente significa “vino svegliato”) ha anche l’ambizione di collegare il mondo del vino e dell’arte, invitando artisti contemporanei a proporre le loro creazioni.
Un altro esempio arriva da Vanilla Innovations, azienda con sede a Miami e con filiale europea a Bergamo, che ha lanciato Enonautilus Wine Theatre, primo spazio nel Metaverso dedicato alle esperienze del mondo del vino con tanto di teatro polifunzionale e polimorfo (il Wine Theatre) che si concentra sui contenuti e sull’interazione tra le persone. Vi si accede da pc e da smartphone con il visore Oculus, attraverso un avatar personalizzato, e punta a diventare un luogo virtuale di riferimento per il dialogo tra appassionati ed enoturisti, tra distributori e ristoratori lontani, tra fornitori e clienti, tra viticoltori e degustatori, con un wine bar a fare da teatro alle esperienze e una Nft Wine Gallery.
PROMOZIONE GLOBALE DIGITALE
Sempre nel nostro Paese è nata Italian Wine Crypto Bank, società fondata da Rosario Scarpato nel 2020: si tratta della prima banca del vino al mondo costruita su blockchain e criptovalute, progetto la cui mission consiste nella promozione dei vini pregiati italiani nel mondo. Il risultato? Iwcb ha già raccolto l’adesione di alcuni nomi di punta della produzione vitivinicola tra cui Argiano, Castello di Fonterutoli, Planeta, Tasca d’Almerita, Tua Rita, Banfi, Fontanafredda, Barone Ricasoli e Tenuta Setteponti.
“Inizialmente, l’atteggiamento dei produttori di vino verso metaverso e criptovalute era di diffidenza e esitazione. Oggi hanno capito il potenziale di questo nuovo mercato, imparando anche a sfruttarne gli strumenti innovativi” ha dichiarato Scarpato a Foodserviceweb.
ACCESSO AI WINE CLUB
Gli Nft, in particolare, stanno conquistando tanti altri mondi, a partire da quello della moda, per poi arrivare al food e alla ristorazione. Il vino entra di conseguenza perché, precisa il fondatore di Italian Wine Crypto Bank: “Il mondo del vino è fortemente legato ai luxury goods, alla esclusività e come i grandi marchi di moda, anche le maison di vino guardano con interesse agli Nft come strumenti promozionali e di fidelizzazione dei loro migliori clienti o per dare accesso ai rispettivi wine club”.
Siamo ancora in una fase iniziale, quasi “esplorativa” di tutte queste potenzialità. Tuttavia, Scarpato evidenzia uno dei punti più importanti e convincenti per convincere le aziende vinicole ad approfondire il loro interesse: “La tecnologia degli Nft sarà fondamentale per la tracciabilità e l’autenticazione delle bottiglie dei collezionisti, in espansione anche tra i non esperti del mondo del vino che iniziano ad intravede l’ombra della speculazione finanziaria attraverso l’acquisto di portafogli di etichette prestigiose”.
LA “PRIMA” A VINITALY
Così, tra i brand più importanti che hanno già sposato la causa Nft, troviamo a livello internazionale quelli di Mondavi, Yao Family, Chateau Darius e Chateau de l’Angelus a Bordeaux. E in Italia, come già evidenziato, c’è un gruppo di cantine di primissimo livello che ha emesso Nft in collaborazione con Italian Wine Crypto Bank. All’ultimo Vinitaly, la società di Scarpato era presente (prima volta in assoluto di un player degli Nft nella fiera più importante al mondo per il comparto vinicolo) per il lancio di Siepi18, l’Nft di un vino iconico: Siepi Igt Toscana Rosso di Castello di Fonterutoli, parte della esclusiva collezione Catch 22, con l’artwork dell’Nft firmato da Gianluca Biscalchin.
INTRECCIO CON LA BLOCKCHAIN
Quanto conta l’aspetto della tracciabilità del prodotto, e quindi di contrasto ai falsi che dilagano nel mondo dei cosiddetti fine wines, nell’attrazione degli Nft per il mercato? Per Scarpato, questo è il punto chiave perché con gli Nft il vino sarà tracciato in ogni suo movimento dalla cantina al consumatore finale, permettendo di controllarne così lo stato di conservazione, i passaggi e soprattutto la contraffazione.
“La tecnologia per fare questo sarà Nft, anche se gli Nft legati al vino sono un’altra cosa: hanno una componente artistica (un art-work digitale), una chiave per riscattare una o più bottiglie rare e una serie di utility come gli sconti sugli acquisti, l’accesso a degustazioni speciali, i diritti di prelazione su annate future” conclude.