Il 62% dei ristoranti milanesi è già attivo nei servizi di delivery, che stanno crescendo anche per gli altri comparti del commercio (36% in ambito grocery e 20% nel retail in generale). Inoltre, il 35% dichiara che il fatturato è notevolmente influenzato dall’utilizzo delle consegne a domicilio, che oggi generano almeno il 20% del giro d’affari e con picchi di oltre la metà del fatturato per un 4% del campione. Sono questi i risultati di una ricerca effettuata da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza su un campione di circa 450 imprese. Dall’indagine emerge come il delivery, superata la fase emergenziale della pandemia, rappresenti sempre più un canale aggiuntivo per fare business e non più una minaccia concorrenziale.
UN BUSINESS AGGIUNTIVO
La ricerca, incentrata sull’impatto del delivery all’interno dei confini milanesi, è stata presentata il 22 giugno presso la nuova sede di Glovo Italia, in via Pirelli 31 a Milano, nel corso dell’incontro denominato “Il delivery del futuro: verso la Città in 15 minuti”.
Marco Barbieri, Segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha evidenziato che: “La pandemia ha avviato un passaggio culturale tra gli operatori del commercio, perché ha rappresentato l’inizio di un ragionamento di complementarietà tra l’acquisto fisico e quello a distanza. Al picco iniziale del +80% di delivery, causato dall’impossibilità di continuare a vendere all’interno del negozio, è seguita una fase di ulteriore incremento che si è andata a sommare al ritorno fisico degli acquisti. Di conseguenza, oggi il delivery genera guadagni aggiuntivi e rafforza i fatturati”.
Tra i vantaggi collegati al delivery ed emersi dal lavoro di ricerca compare in particolare l’acquisizione di nuovi clienti, evidenziata dal 49% degli intervistati, seguita dalla maggior visibilità al punto vendita (22%) e dalla migliore efficacia dei servizi di consegna (13%).
Tra i nuovi clienti intercettati tramite le consegne dirette compaiono i turisti che, come ha evidenziato Barbieri: “Vogliono provare non solo l’esperienza all’interno del ristorante, ma anche i nuovi modelli acquisiti dalla città di Milano e tra questi c’è proprio il delivery”.
PIÙ OFFERTA PIÙ VENDITE
“Il delivery è un’occasione di acquisto in più” ha evidenziato la General Manager di Glovo Italia, Elisa Pagliarani, nelle vesti di padrona di casa.
Per l’occasione, Glovo era anche rappresentata dal co-founder Sacha Michaud, giunto da Barcellona per celebrare l’apertura della nuova sede della società italiana. “In pochi anni, Glovo ha realizzato un business incredibile in Italia: oggi rappresenta il nostro secondo mercato e questo è anche il frutto di un investimento complessivo di 150 milioni di euro” ha affermato Michaud.
Commentando la ricerca di Confcommercio, Pagliarani ha evidenziato un aspetto rilevante del potenziamento dell’offerta di Glovo. “La crescita strutturale del delivery – ha precisato – deriva dal fatto che c’è una correlazione tra il contenuto a disposizione degli utenti e il numero di ordini fatti. Più aumenta l’offerta, più crescono gli ordini, e questo testimonia che Glovo è un punto di riferimento costante per gli utenti. Quando un player appetibile entra in piattaforma, gli ordini crescono improvvisamente anche senza che ne sia stata data comunicazione”.
Glovo Italia si è imposta come la più grande app di consegne a domicilio multi-categoria in Italia, grazie anche a una serie di acquisizioni nel territorio nazionale, e ha raggiunto una forte capacità di penetrazione nel tessuto sociale milanese sia nel food sia nelle altre categorie di prodotto. La ricerca di Confcommercio ha evidenziato, in particolare, che il 52% degli intervistati si affida a Glovo come partner per il delivery.
LA PIADINERIA CAMBIA ORGANIZZAZIONE
Alla tavola rotonda organizzata da Glovo per analizzare l’importanza del delivery hanno partecipato Andrea Valota (General manager e deputy Ceo de La Piadineria), Dario D’Ingeo (Global retail supervisor di Kiko Milano), Sara Colombo (Head of E-commerce di Iper la grande I) e Davide Franzetti (Country sales director Italy di Coca Cola Hbc).
“Per noi – ha affermato Valota di La Piadineria – il delivery è stato un cambiamento epocale. Le stime di crescita a fine anno sono di 4-5 volte superiori al peso che aveva nel 2020 e ci sono locali dove rappresenta più del 50% del fatturato complessivo. E siamo solo all’inizio, perché non abbiamo ancora adeguato la nostra organizzazione per gestire questa svolta”.
In particolare, La Piadineria si sta attrezzando modificando packaging, struttura dei punti vendita (con lockers preriscaldati a disposizione dei rider prima della consegna e con le finestre per il ritiro posizionate laddove non c’è flusso di clienti fisici) e anche ingredientistica adatta alla conservazione durante il trasporto. Inoltre, sono in fase di test dei sistemi di ordinazione che entrano direttamente in cucina saltando il passaggio in cassa.
“L’obiettivo è migliorare la qualità e ridurre i tempi di consegna” ha precisato Valota.
IL FATTORE TEMPO
Del resto il tema del “quick commerce” sta diventando fondamentale e non riguarda solo la ristorazione, ma entra nella sfera di prodotti beauty&care, della spesa quotidiana, della regalistica. Per la grande distribuzione il problema principale è la gestione dell’ordine, ma la risorsa è costituita dalla personalizzazione dell’offerta verso il singolo utente sulla base delle sue abitudini consolidate. Il segreto è la tecnologia digital.
“Avendo a disposizione quasi 40mila referenze nei nostri punti vendita, il problema a livello fisico è l’esposizione al cliente. Con l’online, riusciamo a esporre il giusto assortimento personalizzato, individuando poi dei nuovi trend che possono essere restituiti al canale offline” ha commentato Sara Colombo di Iper la grande I.
Davide Franzetti di Coca Cola Hbc ha evidenziato le opportunità di sviluppo: “È già un mercato gigante, da 1,5 milardi di fatturato, e tre anni fa il valore era pari a un terzo. Consideriamo però che in Italia, mediamente, un consumatore procede con un solo ordine l’anno, mentre in Asia ci sono Paesi che superano i venti ordini. Per noi esistono delle enormi possibilità di crescita”.
Dario D’Ingeo di Kiko ha evidenziato come la società della cosmetica abbia avviato il delivery nel corso del 2021, coinvolgendo nel test 15 punti vendita e selezionando un numero ristretto di prodotti. “La risposta è stata immediata e oggi siamo a 200 negozi su 330 totali, con il servizio fast delivery di Glovo, e con un progetto di ulteriore espansione per 50 punti vendita”.
MILANO IN EVOLUZIONE
All’incontro ha partecipato l’assessora allo Sviluppo economico e alle Politiche del lavoro del Comune di Milano, Alessia Cappello, evidenziando l’impegno della città sia per la formazione, la sicurezza e la tutela dei rider, sia nella valutazione sulla trasformazione di Milano a seguito del boom del delivery perché, come ha affermato: “Mutano tempi e spazi, cambia il modo di fare commercio e la stessa vita cittadina. La tematica si è imposta nell’agenda del Comune per capire la conformazione degli spazi e la valutazione dei flussi di traffico”.