II 2021 ha segnato una forte ripresa nel settore del food in Italia, con una crescita record del 6,8%. Una tendenza positiva che si protrarrà anche nel 2022 e nel 2023. È questo il dato dal quale parte l’analisi del Food Industry Monitor (FIM), Osservatorio sul settore food realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo www.unisg.it in collaborazione con Ceresio Investors, e giunto all’ottava edizione. L’Osservatorio è dedicato quest’anno all’analisi del rapporto tra innovazione e crescita sostenibile delle aziende alimentari, con un focus sulle aziende familiari. La presentazione dello scorso giugno si è conclusa come sempre a una riflessione di Carlo Petrini.
L’INFLAZIONE
Se il 2021 è l’anno dei record, le previsioni per 2022 e 2023 sono di crescita, con tassi intorno al 4% annuo. I dati della ricerca però vanno calibrati alla luce dell’inflazione che colpisce tutta l’Europa con implicazioni dirette sull’economia italiana.
“L’inflazione italiana è legata ai costi dell’energia e viene ribaltata sui prodotti che hanno vita più corta; quindi, il food – commenta Carmine Garzia, responsabile scientifico dell’Osservatorio – Mentre altre filiere hanno processi produttivi di mesi e possono organizzare gli acquisti o dilazionare le consegne, il food non ha questa possibilità. Inoltre, c’è una forte correlazione nella crescita di alcuni settori food italiani, come quello del vino, e il Pil tedesco. La situazione è molto delicata: l’inflazione impatta sulla crescita e non ci possiamo aspettare grandi cose. Inoltre, dobbiamo stare attenti a quello che succederà anche nei Paesi confinanti”.
FOOD ITALIANO, SOLIDO E REDDITIZIO
Dalla ricerca emerge comunque un quadro confortante per quanto riguarda le imprese italiane del food. Resta infatti solida la struttura finanziaria delle aziende del comparto, nonostante una lieve crescita del tasso d’indebitamento. Le proiezioni inoltre indicano che la redditività commerciale avrà una sostanziale tenuta anche per il 2022, nonostante le forti tensioni sui prezzi delle materie prime e l’impatto del carovita sui consumi. Nel confronto con gli altri settori dell’economia italiana, inoltre, l’analisi evidenzia una redditività media superiore rispetto al campione delle imprese italiane considerate (dati MBRES).
FARINE E CAFFÈ AL TOP
In particolare, nel 2022 saranno i comparti delle farine e del caffè a ottenere le performance migliori, con una crescita a due cifre, dovuta anche all’aumento dei costi delle materie prime. Bene anche olio, surgelati, latte e vino. Tra i dati più interessanti anche quello relativo alle esportazioni, che nel 2021 hanno ripreso a crescere con un tasso superiore al 10%, in forte rimbalzo rispetto al -0,4% del 2020. Le esportazioni continueranno a crescere, ma a tassi molto più contenuti fino al 2023 (“la disparità percentuale è dovuta proprio ai risultati eccezionali del 2021”, commenta Garzia). I comparti più dinamici nel 2022 saranno: distillati, birra, latte e soft drink, ma anche vino e pasta.