L’inflazione impatta sulla crescita, peserà sempre più sulla spesa pro capite e la risposta dei consumatori sarà un inevitabile taglio dei budget destinati ai beni voluttuari. A evidenziarlo è PwC Global Consumer Insights Survey, che per l’edizione appena conclusa ha raccolto il punto di vista di 9.069 consumatori su 25 Paesi e territori. Il risultato dello studio evidenzia un adattamento del consumer mondiale alle interruzioni della catena di fornitura e all’inflazione crescente. E l’adattamento, in assenza di una crescita adeguata del potere di spesa, consiste nel risparmio.
PIÙ TEMPO IN CASA
Dall’analisi emerge che oltre il 75% del campione prevede di mantenere o aumentare gli attuali livelli di spesa nella maggior parte delle categorie. Al tempo stesso, poiché il 47% degli intervistati ipotizza di spendere di più nei generi alimentari, diventa necessario decurtare altre voci di spesa. In particolare, il 37% ridurrà l’acquisto di beni di lusso e il 34% sacrificherà in parte la ristorazione. Tra le altre voci destinate a una contrazione del budget compaiono arte, cultura e sport (30%) e moda (25% degli intervistati). Dopo un primo periodo post pandemia caratterizzato dalla spesa di rivalsa, che ha contribuito a rilanciare il canale Horeca, si assisterà a un ritorno all’interno delle mura domestiche: il 46% del campione prevede di cucinare di più a casa e il 41% organizzerà più attività ricreative e di tempo libero a casa.
CAMBIO DI ABITUDINI
In generale, dalla ricerca di PwC emerge un forte cambiamento dello stile di vita e delle abitudini di acquisto dopo la pandemia, con un consolidamento in arrivo nell’orizzonte temporale dei prossimi sei mesi. Il 63% dei consumatori intervistati ha dichiarato di aver già aumentato i propri acquisti online, mentre il 42% ha diminuito gli acquisti nei negozi fisici. La metà degli intervistati cucinava di più a casa e il 50% aveva aumentato le attività ricreative/di tempo libero domestiche. In prospettiva, le previsioni sono di un ulteriore ricorso all’e-commerce: il 50% prevede di acquistare di più online, con un picco del 58% tra i millennials, mentre il 39% prevede di continuare sui livelli attuali. Inoltre, a causa delle incertezze globali e delle problematiche in corso nella catena di approvvigionamento, c’è una tendenza a fare acquisti sempre più a livello locale: otto intervistati su dieci hanno espresso la volontà di pagare un prezzo più alto della media per prodotti di provenienza locale o nazionale.
IL VANTAGGIO DELL’ITALIA
Questa volontà di premiare il local costituisce un vantaggio per il made in Italy. A evidenziarlo è Erika Andreetta, Emea luxury community leader di PwC Italia: “La fortuna dell’Italia – afferma Andreetta – è che abbiamo filiere produttive, sia nel settore alimentare che nel mondo dell’abbigliamento e del lusso, radicate nel nostro Paese. Gli imprenditori italiani stanno rafforzando gli stabilimenti produttivi in patria, congiuntamente ad azioni di reshoring, con l’intento di essere maggiormente reattivi ai cambiamenti che i consumatori impongono. È indubbio che abbiamo dei costi paese storicamente elevati – dal costo dell’energia al costo del lavoro – e pertanto è fondamentale lavorare sui tempi del Go-to-market, mantenendo alta la qualità di nostri prodotti e delle nostre filiere. Le aziende agili, quelle in grado di gestire interruzioni multiple mantenendo il focus sulla domanda dei propri clienti, si trovano attualmente nella migliore posizione per avere successo in questo scenario turbolento”.