“Abbiamo siglato l’accordo con Sunday e qualche giorno dopo ci hanno comunicato l’uscita dal mercato italiano”. Chi scrive nelle ultime settimane ha sentito tale affermazione da ben due format. Ma cosa è successo?
FOODTECH IN CRISI?
Analogamente a quanto avvenuto per Gorillas, anche in Sunday è in atto un grande ridimensionamento, con l’uscita dai mercati non performanti con conseguenti tagli al personale. A livello macro le cause principali sono due, l’una conseguenza dell’altra, che hanno generato quello che a tutti gli effetti si sta rivelando un effetto bolla.
C’ENTRA SEMPRE IL COVID
Da un’analisi superficiale, il covid è sempre stato considerato una manna dal cielo per il digital food e anche per il restaurant-tech. Grandi numeri per grandi investimenti.
La crescita spasmodica di alcuni settori causa covid ha infatti scatenato l’appetito degli investitori, che vi si sono buttati a capofitto con somme spropositate.
Ma con il covid che sta lentamente diventando un ricordo, paradossalmente il grande denaro raccolto è divenuto anche un grande problema.
A TUTTI I COSTI
La filosofia “growth-at-all-cost” tanto cara alla Silicon Valley, passaggio obbligato quando si dispone di una montagna di denaro in cassa, si è dimostrata infatti un boomerang, portando molte startup a fare il passo più lungo della gamba, spinte soprattutto da metriche dopate dal covid, che, come detto, hanno portato ad una distorsione del mercato.
VIA DA MOLTI PAESI
E tutto ciò ha spinto anche Sunday a lasciare mercati considerati non prioritari, come Italia, Spagna, Canada e Portogallo, per concentrarsi solo su quelli più performanti quali Stati Uniti, Regno Unito e Francia, dove Sunday lavora con oltre 4’000 ristoranti (fonte: Sifted).
Con buona pace di chi aveva già l’accordo di collaborazione in mano…