Usa, l’inflazione fa calare il fatturato di due ristoranti su tre

Uno studio del portale Seated su 50 locali indipendenti certifica: il 66% ha subito un calo nelle vendite. Le soluzioni? Il 76% ha aumentato i prezzi del menù; il 33% ridotto il personale o gli orari di apertura
Usa, l’inflazione fa calare il fatturato di due ristoranti su tre

Secondo una ricerca condotta dal portale americano di prenotazioni on line Seated su 50 ristoranti indipendenti a New York, Dallas, Boston e Atlanta, più del 66% delle strutture ha registrato una diminuzione delle vendite, a causa dell’inflazione crescente. Alicia Kelso, su Restaurant Dive, approfondisce il tema evidenziando le principali soluzioni adottate da queste realtà per reagire. 

I PREZZI CRESCONO, IL PERSONALE SCENDE

Il 76% degli intervistati ha aumentato i prezzi medi del menu, il 35% ha deciso di offrire più sconti e offerte promozionali, mentre il 33% ha optato per una riduzione degli orari di apertura o dello staff (nel 31% dei casi). La stessa percentuale di intervistati dichiara di aver rimosso dal menu i piatti a minore marginalità. 

Si tratta di interventi “tampone”, che secondo i gestori dei locali non possono essere sostenibili nel lungo periodo: uno studio condotto lo scorso maggio da Alignable, portale dedicato ai business indipendenti di piccola e media dimensione, ha evidenziato che il 72% dei titolari di insegne di ristorazione è convinto di essere destinato a chiudere o sospendere le attività, se l’inflazione non diminuirà. 

GLI EFFETTI DEL COVID PERSISTONO

Nel medesimo studio, gli operatori indipendenti evidenziano anche che queste difficoltà si aggiungono agli oltre due anni di cali delle vendite a causa della pandemia di Covid-19: il 45% di loro non è riuscito a pagare l’affitto del mese di luglio 2022, facendo segnare un aumento del 7% delle morosità rispetto a giugno. 

Entrando nel dettaglio dei costi che impattano maggiormente sulla gestione di un ristorante indipendente, ci sono le materie prime: i prezzi dei generi alimentari sono aumentati in tutti i settori, ma è la carne, secondo il 70% degli intervistati da Alignable, ad aver subito l’incremento maggiore. Sul fronte del personale, altra voce ad alto impatto sul conto economico di questo genere di attività, il 38% dei piccoli ristoranti sta congelando le assunzioni, determinando un incremento dell’insoddisfazione tra i clienti e un generale calo del livello di servizio nei locali. 

FIDELIZZAZIONE PER CREARE VALORE

Gli operatori che hanno partecipato all’indagine di Seated hanno inoltre dichiarato che stanno investendo con decisione su programmi di fidelizzazione sempre più creativi per aumentare il traffico nei locali e le vendite. E per fronteggiare la tendenza sempre più evidente dei clienti a frequentare meno i ristoranti: secondo la compagnia di analisi finanziaria Morning Consult, l’84% dei consumatori statunitensi ha dichiarato di mangiare meno spesso al ristorante a causa della pressione dei costi. L’obiettivo delle operazioni di loyalty dei ristoranti indipendenti è fornire una proposta di valore che compensi l’aumento dei prezzi dei menu, con premi, sconti dedicati, opportunità riservate ai soli soci del programma.

LA LEZIONE DELLE GRANDI CATENE

A fare da ispirazione per questo genere di attività sono le grandi catene, che ne hanno tratto interessanti benefici: l ‘amministratore delegato di McDonald’s, Chris Kempczinski, ha dichiarato che dal lancio del programma di fidelizzazione della M Gialla, avvenuto l’anno scorso, i membri negli Stati Uniti sono ormai quasi 22 milioni e la sua introduzione «ha costantemente favorito visite più frequenti e acquisti incrementali».

Le vendite di McDonald’s nel secondo trimestre 2022 sono aumentate del 3,7%, nonostante la catena continui ad aumentare i prezzi dei prodotti in menu. Quelle trimestrali di Chipotle, invece, sono cresciute di oltre il 10,1%, nonostante si preveda che entro la fine dell’anno i prezzi medi della catena saranno più alti di circa il 20% rispetto al 2020.

© Riproduzione riservata