Appassionato e deciso, vede nella pizza uno strumento per valorizzare il territorio.
“Non si costruiscono pizzaioli a tavolino… io ammacco tutti i santi giorni la mia pizza”. Parola di Francesco Martucci, che da artigiano dell’impasto definisce la propria pizza “scienza e cuore insieme”.
È lui il numero uno dei pizzaioli, dato che con il suo I Masanielli si è piazzato sul gradino più alto del podio nella 50 Top Pizza World 2022, la classifica che raccoglie le migliori 100 pizzerie del mondo.
Curata da Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro, la guida vede presenti tanti stili di pizza diversi, “anche se ovviamente a farla da padrone è lo stile napoletano, classico e contemporaneo – dicono i curatori -. Napoli su tutti, poi New York, Tokyo e San Paolo sono le grandi città della pizza nel mondo, in termini di qualità. Siamo particolarmente soddisfatti, perché questo giro del mondo della pizza ci ha davvero regalato grandi soddisfazioni”. E infatti Martucci – già numero 1 nella classifica italiana da 3 anni – ha condiviso il primo posto nella classifica World in ex aequo con Anthony Mangieri, leggendario pizzaiolo di New York con il suo Una Pizza Napoletana.
Anche questo dimostra – secondo il pizzaiolo casertano – che la pizza è un prodotto del mondo, ma è anche un asset straordinario per raccontare il territorio. E l’esperienza con i locali Sophia Loren lo dimostra.
L’INTERVISTA
Martucci, quanto pesano i premi nell’attrarre il vostro pubblico?
I premi contano tanto, anche nella mobilitazione delle persone. Perché la gente si informa, va curiosando, va leggendo, e questo vale anche per i ristoratori. Tutti ambiscono a vincere 50 Top Pizza, di conseguenza spingono sull’acceleratore e diventano sempre più competitivi, più performanti, per far contenti i propri clienti.
Cosa è la pizza oggi in Italia? È un cibo popolare anche quando è gourmet?
Cosa è la pizza nel mondo sarebbe stata una domanda più valida. La pizza in Italia è la base della nostra cultura gastronomica senza dubbio. Io parlo di pizza, poi i gourmet lasciamoli ai gourmet.
È stato premiato ex aequo con un pizzaiolo che trascina i newyorkesi a mangiare la pizza napoletana. Cosa è la pizza nel mondo?
La pizza è la figlia del mondo. Attualmente vediamo Anthony Mangieri, un pizzaiolo newyorkese, un esempio lampante di come scalare una classifica mondiale. Il risultato la dice lunga su quello che la pizza è nel mondo adesso: condivisione in più continenti della cultura gastronomica italiana, sempre più conosciuta e sempre più apprezzata anche da popolazioni che hanno una cultura gastronomica diversa. La pizza nel mondo è qualcosa di straordinario, che fa crescere veramente tutto il movimento. Le persone, ovunque si trovino, mangiano una pizza eccezionale.
Quanto c’è di italianità e quanto c’è di diverso nella pizza fuori dall’Italia?
Di italianità c’è tanto, di diverso quasi nulla.
Esiste la pizza napoletana/campana?
Certo che esiste, ma dipende da che prospettive si vuol vedere la pizza. Io sono sempre per una pizza che “è buona” oppure “non è buona”, quindi i risultati che hanno raggiunto Anthony e gli altri pizzaioli internazionali dicono che la pizza nasce sì a Napoli, ma non è solo napoletana, non è solo casertana, non è solo veronese….
Qual è il valore della pizza per il territorio?
Il valore della pizza, almeno per il mio territorio – il casertano e Caserta città – ha un valore inestimabile. Tanti appassionati raggiungono la nostra città. Grazie a questa opportunità, si potrebbe valorizzare meglio il territorio, cercando di mostrare le tante realtà che lo caratterizzano.
Pizza e vino? Pizza e mixology? Qual è il pairing che preferisce e suggerisce?
La pizza secondo il mio punto di vista potrebbe andare bene sia con la mixology, sia con il vino, sia con la birra. Sono tutte valide come diverse alternative.