È stato pubblicato quest’oggi il report “Investimenti nell’agrifood-tech in Italia 2022”, dalla società di consulenza specializzata TheFoodCons, in collaborazione con una nutrita schiera di partner e sponsor. Report che fornisce uno spaccato sullo status dell’innovazione agroalimentare nel nostro paese.
LE NOCCIOLINE
Poco più di 156 milioni di euro ripartiti in 54 deal, ripartiti su sei categorie. Tanto è stato investito nell’agrifood-tech italiano nel 2022. Noccioline se si pensa che nel 2021 in tutto il mondo il totale degli investimenti è stato pari a oltre 52 miliardi di euro.
Se il report ha confermato alcuni trend di investimento globali, come il digital food con, tra gli altri, i round di Babaco Market e Cosaporto e l’agritech, con i round di xFarm, sponsor dell’iniziativa, Planet Farms, 3bee, Elaisian e altri.
E in terza posizione, forse un po’ a sorpresa, si colloca il restaurant-tech.
LE TECNOLOGIE PER LA RISTORAZIONE
8 round per un totale di 18,35 milioni investiti, grazie, tra gli altri, ai round di Deliveristo e Jojolly, che dimostrano la crescente attenzione per le tecnologie a supporto della ristorazione.
Ivan Aimo, cofondatore e CEO di Deliveristo, dichiara: “I dati di crescita dell’ecosistema Foodtech italiano sono sicuramente incoraggianti. Se pensiamo che in Europa nel 2021 è stata quasi toccata la quota dei 10B€ di investimenti in questo spazio (fonte: DigitalFoodLab), continua tuttavia dal mio punto di vista essere un forte segnale d’allarme il fatto che l’Italia ne rappresenti solamente 150M€. Siamo un Paese del G8, in cui da sempre abbiamo tra i nostri principali punti di forza quello del Food e veniamo superati da Paesi quali la Norvegia, la Danimarca, la Repubblica Ceca, la Finlandia e l’Estonia. L’opportunità è enorme, in ogni parte del mondo ci si sta scommettendo ed il rischio è di lasciarsi come sempre anticipare dagli altri Paesi, in un settore dove invece a mio avviso non dovremmo essere secondi a nessuno“.
LE CHIAVI DI LETTURA
Come dichiara Antonio Iannone di TheFoodCons. “Questo report ci dà due interessanti chiavi di lettura per il foodtech italiano. Da un lato abbiamo gli investimenti che, seppur in misura infinitesimamente minore, seguono quelli che sono i trend globali, ovvero i nuovi modelli di consumo e le tecnologie in campo agricolo, seppur con la nota dolente riferita alla quasi totale assenza di investimenti in proteine alternative. Dall’altro conferma la scarsa attitudine al rischio e l’assenza di fiducia tipicamente italici, con uno sbilancio incredibile degli investimenti in startup late stage rispetto a progetti early stage”.
Raggiunto in esclusiva da Food Service, Antonio Iannone ha poi dichiarato: “I buoni risultati del restaurant-tech in termini di investimenti sono la giusta ricompensa per quanto di buono fatto dalle nostre startup negli ultimi anni. Perché se il covid ha accelerato il processo di digitalizzazione, era poi assolutamente necessario confermarsi. Le startup valide stanno continuando con successo nel solco tracciato, accanto alle decine di progetti nati e morti durante la pandemia”.