Collaborazioni con influencer, nuovi modelli, incursioni nel retail. È innegabile che il mondo delle dark kitchen negli ultimi tempi abbia avuto un’interessante evoluzione. Ma potrebbe non bastare.
UNA NUOVA CHIAMATA
Omnicanalità o morte. Affermazione certamente brutale e di grande effetto, ma è ciò che sostiene Atul Sood, Chief Business Officer di Kitchen United, l’azienda che ha siglato la partnership col retailer a stelle e strisce Kroger, menzionata in apertura.
In un’intervista a RestaurantDive, Sood ha affermato che le ghost kitchen operanti in più canali, piuttosto che solo sulla consegna, tendono a ottenere risultati migliori.
Secondo Sood, “il pick-up è sempre stato sottorappresentato o sottovalutato, invece è di fondamentale importanza per il successo delle ghost kitchen”.
L’HYPE
Sood ha poi affermato che l’aggiunta di offerte di catering e appunto dell’ asporto insieme alla consegna potrebbe essere la chiave per il futuro del settore e che è palese come le prime fasi della pandemia abbiano portato a molto ottimismo sia tra gli investitori che tra gli operatori. Hype che da allora si è dissipato.
“C’era molto clamore e tutti si aspettavano che fosse solo l’inizio di una nuova era, in particolare perché la pandemia ha aumentato l’accettazione del modello da parte dei clienti, ma è necessario fare di più”, ha aggiunto Sood.
OMNICANALITÀ CERCASI
Durante una recente conferenza, Michael Montagano, CEO di Kitchen United, ha comunicato agli investitori che l’azienda attualmente è alla ricerca di location situate in aree che consentano loro di fungere da hub per la consegna, che abbiano traffico pedonale e possano servire anche altri operatori della ristorazione. Questo approccio omnicanale, ha affermato Montagano, è fondamentale per la continua crescita dell’azienda.
IL COSTO DEL LAVORO
Sempre Sood ha affermato che ci sono due fattori che possono rendere influenzare il fatturato della dark kitchen, negli Stati Uniti. Innanzitutto, i consumatori americani tendono a preferire il drive-thru e il cibo da asporto. In secondo luogo, le condizioni del mercato statunitense rendono la consegna poco competitiva. Altri mercati, come la Corea del Sud o gli Emirati Arabi Uniti, tendono ad avere tassi di consegna molto più elevati, guidati da consegne rapide completate su scooter e costi di manodopera nettamente inferiori, considerata l’assenza di diritti per i lavoratori.
Ovviamente tali riflessioni si riferiscono al mercato americano, ma è possibile trarre alcuni interessanti spunti di riflessione anche per l’Italia.