Nonostante i numeri che fotografano un mercato florido, il sentiment che regna tra gli addetti ai lavori non è dei migliori. Gianpiero Pierini, per esempio, non è soddisfatto. Tutt’altro. Il numero uno di Assobibe, lo scorso 22 giugno a Milano, durante l’annuale assemblea dell’associazione che fa capo a Confindustria e che raggruppa i produttori di bevande analcoliche, è parso piuttosto contrariato e soprattutto preoccupato in merito a due provvedimenti che si ritiene possano rivelarsi ostacoli allo sviluppo del settore che la sua associazione rappresenta.
L’introduzione della sugar tax
Si parla innanzitutto di una questione spinosa per il comparto e non da oggi, vale a dire l’introduzione della sugar tax che dovrebbe diventare effettiva a partire dal 1 di gennaio del prossimo anno. “Sono quattro anni che ripetiamo che si tratta di una tassa dannosa e inutile per l’industria del nostro settore, che se applicata provocherebbe una riduzione di almeno il 10% del fatturato globale. Chiediamo all’attuale governo di venirci incontro, cancellandola, e di promuovere la crescita con azioni di defiscalizzazione per imprese e lavoratori, oltre a mettere in atto misure ambientaliste che abbiano davvero l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2”. L’intento di Assobibe è ovviamente quello di proteggere l’interesse dei suoi associati, ma appare alquanto evidente tutelare un settore che vale, come lo stesso Pierini ha comunicato, 5 miliardi di euro, pari allo 0,29% del Pil nazionale, con un export che genera 421 milioni di euro, occupando lungo la filiera 84 mila addetti, oltre a contare sul territorio italiano ben 100 stabilimenti di produzione di soft drink.
Il regolamento su imballaggi e rifiuti
In attesa di capire se la tassa sarà in effetti confermata a partire dal prossimo anno (sulla plastic tax non ci sono ancora indicazioni finali, in quanto mancano i decreti attuativi, ndr), l’altro tema che impensierisce l’associazione che rappresenta le bibite no-alcol riguarda l’intenzione da parte dell’Ue di uniformare i paesi membri a un unico Regolamento su Imballaggi e Rifiuti da Imballaggio. “Un’omologazione che mette a rischio il nostro modello italiano basato sul riciclo, essendo l’Italia povera di materie prime per il packaging – ha spiegato Pierini –. L’Europa con questa decisione imporrebbe il riutilizzo dei rifiuti, un sistema che consideriamo possibile, ma che riteniamo non rappresenti la soluzione definitiva e prioritaria perché porrebbe in dubbio gli obiettivi che abbiamo duramente raggiunto fino adesso”. Assobibe, a tale proposito, ha comunicato che, per rendere riutilizzabili le bottiglie di plastica, servirebbe un investimento da 18,7 miliardi di euro, di cui 12 miliardi e mezzo per le spese di capitale aggiuntive e 6,2 miliardi di spese operative sempre aggiuntive. Cifra che il settore non potrebbe permettersi.