Quale futuro per le piattaforme di delivery? La Francia si interroga

Mentre la Comunità Europea discute riguardo una direttiva comune sui riders, Oltralpe si chiedono che impatto potrebbe avere la nuova legislazione sul mercato francese
Quale futuro per le piattaforme di delivery? La Francia si interroga

Salario minimo, protezione sociale, pensione… Sono le tematiche al centro della discussione dallo scorso 12 giugno presso il Parlamento europeo, con gli Stati membri intenti a discutere di una futura direttiva europea sui riders delle piattaforme digitali. Una riqualificazione del loro status potrebbe mettere in discussione il modello economico di Deliveroo & co., ormai ben radicato nella vita di tutti i giorni? È la domanda che si sono posti in Francia, il paese che può non a torto essere considerata la quintessenza europea del sindacalismo e delle tutele dei lavoratori.

Domanda alla quale ha cercato di rispondere la testata France Ouest in un articolo che inizia esponendo come il delivery sia diventato una parte essenziale della vita quotidiana francese, con un modello, quello della Gig-Economy, il cui confine tra lavoro dipendente e autoimprenditorialità è molto spesso labile, come dimostra la condanna di Deliveroo avvenuta giusto 12 mesi fa.

LA DIRETTIVA EUROPEA

Ed è proprio per eliminare queste zone grigie, che dopo quattro anni di discussioni, il 12 giugno 2023 i paesi europei hanno annunciato di essere pronti a negoziare con il Parlamento europeo un progetto di legge per rafforzare i diritti dei lavoratori delle piattaforme. Nel dicembre 2021 la Commissione ha presentato una direttiva che prevede la riqualificazione di molti fattorini come dipendenti a pieno titolo. Una presunzione di lavoro subordinato dei prestatori, secondo diversi criteri di subordinazione (supervisione del lavoro, controllo del lavoro svolto, potere sanzionatorio, ecc.).

Per effetto di questa direttiva, a differenza di oggi, se un fattorino si presentasse in tribunale e soddisfasse alcuni questi criteri, verrebbe quindi considerato un dipendente e la piattaforma dovrebbe rispettare gli obblighi del diritto del lavoro di ciascun paese. Resterebbe poi alla piattaforma l’onere di dimostrare il contrario.

Per l’economista Alain Rallet questo potrebbe alla fine sconvolgere il modello economico di queste aziende. “Se esaminiamo le condizioni dei fattorini e degli autisti, spuntano molti criteri. L’algoritmo determina le loro corse, controlla i loro movimenti e può disconnetterli. Una massiccia riqualificazione aumenterebbe automaticamente i loro costi operativi, mentre queste aziende si basano su una redditività molto bassa”.

In Europa si tratta di 28 milioni di lavoratori distribuiti su più di 500 diverse piattaforme digitali. In Francia, solo per i due leader nel mercato della consegna di pasti (Deliveroo e Uber Eats), si contano 87.000 fattorini.

Da qui la riluttanza delle piattaforme, in particolare Deliveroo, che sottolinea l’attaccamento dei loro fornitori al “loro status indipendente a causa della flessibilità che offre loro” e raccomanda piuttosto il “dialogo sociale”, come in Francia. Lo scorso marzo, le piattaforme di consegna in Francia hanno firmato un accordo con gli organismi di rappresentanza dei fattorini volto a proteggere i fattorini indipendenti, come l’istituzione di un reddito orario minimo, fissato a 11,75 euro.

FATTA LA LEGGE…

“Un reddito orario minimo fittizio”, secondo i collettivi dei lavoratori della piattaforma poiché si tratta solo di “ore” in consegna, quindi il momento tra il quale accettiamo un passaggio e quello in cui consegniamo il cliente”, e non i tempi di attesa. “L’obiettivo è chiaro: permettere alle piattaforme di continuare a subordinarci senza doversi assumere le responsabilità relative allo status di datore di lavoro”, denunciano in un comunicato.

In Spagna, i fattorini beneficiano di questa “presunzione di occupazione” da due anni. Mentre il mercato rappresentava allora solo il 2% del suo fatturato, Deliveroo ha lasciato il Paese perché “avrebbe richiesto un livello sproporzionato di investimenti con rendimenti a lungo termine molto incerti”. Uber Eats, per un certo periodo, ha scelto un sistema di subappalto da parte di aziende terze, prima di tornare indietro e pagare alcuni dei suoi fattorini.

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