Oltre il 90% dei manager ha investimenti nel comparto retail, l’80% dei quali ha destinato all’Italia una porzione della relativa allocazione; di questi, circa il 40% ha investimenti superiori a 200 milioni di euro, principalmente nelle high street e nei centri commerciali, in prevalenza nel Nord e Centro Italia. È quanto emerge dall’EY Retail Property Investments Barometer Italy,il sondaggio annuale del dipartimento Strategy and Transactions di EY, volto a valutare la percezione e la fiducia nel commerciale immobiliare italiano, con l’obiettivo di cogliere il sentiment di mercato e le prospettive future del comparto. Il sondaggio ha coinvolto i principali attori del settore, in particolare società immobiliari, società di gestione di fondi e di asset immobiliari ed investitori finanziari, che si diversificano anche nel settore immobiliare, a livello nazionale ed internazionale.
Revisione del merchandising mix principale obiettivo
Marco Daviddi, Strategy and transactions managing partner di EY Italia, ha illustrato le basi dalle quali parte il retail del Belpaese: “Certamente c’è un tema di qualità del prodotto presente in Italia, che ad eccezione della tipologia high street è considerato qualitativamente inferiore alla media europea, e di rischio percepito per i fenomeni legati allo sviluppo delle vendite online (il 33% lo considera ancora come il principale fattore di rischio del settore), all’incremento dei costi operativi (31%) e alla riduzione della capacità di spesa dei consumatori (29%). In questo senso, dal report emerge una rilevante propensione, da parte dell’85% degli intervistati, all’investimento finalizzato al miglioramento delle performance degli asset in portafoglio, anche per mitigare i rischi in essere”.
Secondo l’indagine, è forte la propensione alla revisione del merchandising mix, tra i primi obiettivi degli investitori (interesserebbe il 54% degli intervistati), seguito dall’efficientamento energetico (27%). Anche gli investimenti nel digitale stanno assumendo un’importanza non secondaria per il 60% dei soggetti, con un focus sull’efficientamento delle operazioni. “Ci ha positivamente colpito anche la conferma che questa asset class rimane nei piani di acquisto degli investitori – ha aggiunto Marco Daviddi –. Il 63% di loro pianifica di investire nei prossimi 3 anni, attratti dalla possibilità di sviluppare prodotti innovativi, capaci di ridefinire ruolo e significato di questi complessi immobiliari”.
Prospettive di rendimenti più elevati
In generale, l’orientamento degli operatori intervistati nei confronti del retail italiano sembra dunque moderatamente positivo. Il report di EY evidenzia infatti come la filiera sia principalmente influenzata dalle prospettive di rendimenti più elevati che questa asset class, per la quale il repricing è iniziato da tempo, offre rispetto alle altre tipologie di immobili.
In questo senso, gli investitori percepiscono in modo positivo lo stock di immobili commerciali italiani, in particolare per la tipologia high street, giudicata di qualità uguale o superiore alla media europea. Diversamente, i retail parks e i centri commerciali hanno fatto registrare una qualità media complessivamente pari o inferiore a quella degli altri asset europei della stessa categoria. Permane, infine, una forte propensione per il Nord del Paese che è dichiarato obiettivo di investimento per il 63% degli investitori, contro il 20% del Centro e il 6% del Sud. Dall’indagine sembra comunque prevalere un approccio value-added e opportunistico degli investitori, in linea con la percezione di qualità e rischio associato ai prodotti disponibili.